Io sono Cuba, 1965

CINEMA DI IERI PRESENTA LA RISCOPERTA DI “IO SONO CUBA”


Io sono Cuba è un film diviso in quattro episodi. In ognuno di essi viene rappresentata la vita cubana negli anni immediatamente precedenti al governo di Castro, durante la dittatura di Batista. Le diverse scene sono introdotte e collegate tra loro da una voce femminile che, all’inizio del film, si presenta così:  “Io sono Cuba. Una volta Cristoforo Colombo sbarcò qui. Egli scrisse nel suo diario: ‘Questa è la terra più bella che l’occhio umano abbia potuto ammirare.’ Grazie, Señor Colombo.

La prima parte del film ha inizio con un lunghissimo piano sequenza. Su di un grattacelo che si affaccia sulle spiagge dell’Avana, un trio di musicisti rock’n’roll suona a tutto volume. Un gruppo di ragazze in costume che partecipano ad una sfilata gli passa accanto. Viene inquadrato il presentatore che invita la folla ad applaudire le concorrenti. Poi la camera continua la sequenza avvicinandosi ad una piscina, passando tra le diverse persone intente a bere, chiacchierare o giocare a carte. Una ragazza si alza dal lettino su cui era sdraiata e si tuffa in piscina, la camera la segue sott’acqua dove continua a filmare i diversi bagnanti. Si tratta di una sequenza di straordinaria bellezza, ancora più affascinante considerando l’anno in cui è stata realizzata.

La storia prosegue in un locale notturno dove diversi turisti bevono e ballano con le diverse donne cubane presenti nel locale. Uno di essi afferma: “A Cuba ti permettono di fare qualsiasi cosa se hai i soldi”. Queste scene sono in forte contrasto con quelle successive di baracche e vicoli stretti, di bambini che chiedono l’elemosina e di donne e anziani i cui volti sono segnati dalla fatica. “Io sono Cuba. Perché scappi? Sei venuto qui per divertirti, divertiti! Non è un’immagine felice? Non distogliere gli occhi, guarda! Io sono Cuba”.

Il film prosegue con la triste storia di un vecchio contadino a cui il padrone decide di togliere le terre, poi racconta le vicende di un gruppo di studenti rivoluzionari e, infine, l’incontro tra un contadino ed un membro della guerriglia cubana.

Io sono Cuba è una pellicola nata da una co-produzione tra l’Unione Sovietica e Cuba. Il governo sovietico si avvicinò al nuovo governo socialista di Castro con il progetto di realizzare un film che avesse il fine di rappresentare la rivoluzione cubana. Come regista fu scelto Mikhail Kalatozov, all’epoca uno dei registi sovietici più celebri (il suo film Quando volano le cicogne si era aggiudicato nel 1958 la Palma d’Oro). Il regista, sostenuto dai due governi, aveva a disposizione fondi praticamente illimitati, i macchinari più innovativi dell’epoca e la completa collaborazione dell’esercito cubano.

Ma nel 1964, anno di uscita del film, Io sono Cuba non incontrò l’apprezzamento del pubblico, risultò infatti un completo fallimento. I cubani non apprezzarono la rappresentazione semplicista della rivoluzione cubana e dei suoi partecipanti. Dall’altro lato, ai sovietici non piacque il ritratto eccessivamente seducente, seppur critico, degli eccessi occidentali.

Dopo trent’anni nel dimenticatoio, la pellicola fu riscoperta da due grandi registi americani: Martin Scorsese e Franci Ford Coppola. I due furono affascinati dalle qualità cinematografiche del film. Scorsese arrivò addirittura ad affermare, sottolineando l’importanza della pellicola nella storia del cinema, che se avesse visto questo film quando aveva vent’anni, oggi sarebbe un regista completamente diverso.

Io sono Cuba è un film rivoluzionario, non tanto per la storia che racconta, quanto per le sue innovazioni nel campo cinematografico. Il film si allontana dalla struttura narrativa tradizionale ed è caratterizzato da inquadrature quadrangolari molto vicine ai soggetti principali della scena senza, però, privarle della loro profondità. Il risultato è un poema visivo degno di essere riscoperto e ammirato: una gemma nascosta del cinema.

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