Premonitions: recensione film

UN THRILLER PSICOLOGICO DAL CARATTERE SOPRANNATURALE

premonitions_locandinaGENERE: thriller

DURATA: 101 minuti

USCITA IN SALA:  12 novembre

VOTO: 3 su 5

John Clancy (Anthony Hopkins) è un medico psicanalista dotato di capacità sensitive. Dalla morte della giovanissima figlia, a causa di un tumore, si è chiuso completamente in sé stesso. Ha deciso di ritirarsi a vita privata, abbandonando la moglie ed anche il proprio lavoro. Così quando un suo vecchio amico, l’agente speciale dell’FBI Joe Merriwether (Jeffrey Dean Morgan), viene da lui in cerca d’aiuto per risolvere un caso difficile legato ad una serie di omicidi, Clancy si rifiuta categoricamente di aiutarlo. Non vuole proprio averne niente a che fare. Però, una volta rimasto da solo, la curiosità lo spinge a sfogliare i documenti dell’indagine lasciatigli dall’agente e un indizio trovato su una delle scene del crimine cattura la sua attenzione. Questo particolare lo spingerà a cambiare improvvisamente idea e ad accettare il caso.

Con la sua collaborazione l’FBI farà, in poco tempo, notevoli progressi verso la risoluzione del caso. I Federali si troveranno, ben presto, sulle tracce di un credibile indiziato, Charles Ambrose (Colin Farrell). E qui, un velo di mistero circonda il serial killer. Non commette errori, non lascia indizi, sembra sapere in anticipo esattamente come si comporterà la polizia. Si tratta di uno psicopatico megalomane? Di un pazzo? O forse il killer possiede le stesse abilità del dottor Clancy?

Premonitions è un film che denota una sceneggiatura poco originale. Possiede, però, due caratteristiche che lo differenziano da altre pellicole dello stesso genere. Innanzitutto, il fatto che tra i due personaggi chiave (Clancy e Ambrose) non si instaura il solito rapporto che lega il detective (che “cerca”) al criminale (che “si nasconde”). Tra i due, il rapporto è più profondo; le azione di uno avranno effetti sull’altro e viceversa, come se una forza superiore ed invisibile li collegasse.

Inoltre, ad arricchire la storia e a dargli spessore, sono presenti numerosi momenti in cui si affrontano questioni delicate relative alle condizioni dei malati terminali e all’immenso dolore che accompagna le relative terapie. Punto cruciale del film è, proprio, il problema morale legato all’eutanasia.

Sir Anthony Hopkins interpreta abilmente il ruolo del medico pensionato, afflitto dalle proprie capacità sensitive e irrimediabilmente segnato dalla perdita della figlia. Gli altri personaggi, invece, risultano semplici e deboli, più adatti ad un pubblico di dieci o venti anni fa (non è un caso, infatti, che la sceneggiatura sia stata scritta 13 anni fa).

Premonitions non è un thriller che ti lascia senza respiro in attesa della scena successiva ma svolge modestamente il suo lavoro, intrattenendo comunque gli spettatori; spaventandoli, magari, in alcune occasioni, facendoli sorridere in altre e stimolando, forse, qualche pensiero nel corso della storia. Però, alla fine del film, quando scorrono i titoli di coda e si riaccendono le luci, le sensazioni che ha causato svaniscono insieme all’oscurità della sala e quel che rimane è un leggero senso di insoddisfazione.

 

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