Horns: Missing in Italy

UN DEMONIACO DANIEL RADCLIFFE CI RIPROVA CON L’HORROR

Horns_Official_Movie_PosterGENERE: horror, thriller, fantasy

DURATA: 120 minuti

VOTO: 3 su 5

Presentato al Toronto Internation Film Festival del 2013, Horns, di produzione canadese, è un film del francese Alexander Aja. Il regista dell’ormai cult dell’horror-trash Piranha 3D si è così cimentato con la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto dall’americano Joe Hill,  affidandone la sceneggiatura al drammaturgo Keith Bunin, che dopo aver lavorato in tv per la serie HBO In Treatment compie il salto verso il grande schermo. Un salto, come vedremo più avanti, non del tutto riuscito, come intuibile dallo scarso successo del film, per quanto forse eccessivamente impietoso.

Il protagonista della vicenda è Ignatius Perrish, chiamato da tutti con l’abbreviativo “Ig”, che vive in un piccolo sobborgo del Nord America. Fin da quanto era piccolo, Ig è sempre stato visto come un bambino strano e insicuro, ma a lui non è mai importato, almeno non da quando ha incontrato Merrin Williams, che sarebbe poi diventata la sua ragazza di sempre. Il piccolo mondo rassicurante di Ig si sfalda, però, quando Merrin viene trovata assassinata nel bosco, proprio nei pressi del loro consueto nido d’amore e lui, di conseguenza, viene individuato come principale sospettato. Seguono così mesi di isolamento della società e lo ritroviamo dedito all’alcol e lontano da tutti. La sua depressione lo porta, durante una sbronza notturna, a profanare una statuina raffigurante la Madonna imprecando contro Dio. La mattina si sveglierà con due paia di corna sulla fronte e la capacità di far confessare alla gente che lo circonda tutti i propri peccati e desideri.

All’inizio, per la parte di “Ig”, la produzione sembra avesse scelto il “bad boy” Shia LaBeouf, successivamente sostituito in corso d’opera da Daniel Radcliffe. L’ex-Harry Potter dimostra, ancora una volta, di metterci tutta la volontà di scrollarsi l’etichetta con la quale il mondo lo identifica, e, a conti fatti, ne avrebbe anche le carte in regola. Non sembra però tanto fortunato nel scegliersi i film/ruoli giusti che possano permettergli di rilanciare la propria carriera. Insomma, già è sempre difficile non riconoscerlo come il volto del personaggio di una generazione, ancor di più se lo si ritrova in pellicole fortemente convenzionali come What If o The Woman in Black, che non aggiungono quindi nulla a ciò che si vede in giro tutti i giorni. Horns d’altro canto, sarebbe pure un bel banco di prova, se solo l’avessero visto più persone. La sua interpretazione, comunque, è più che credibile se non sorprendente, così come quella di Max Minghella (The Social Network), lui sì nel ruolo che gli è più consono, e di una perfetta (nel suo dover essere sogno erotico e al tempo stesso pura ragazza di paese) Juno Temple. Inoltre, va registrata l’irresistibile presenza di Heather Graham, una sicurezza.

Per quanto riguarda il lato tecnico, Horns si distingue per le sue intriganti e suggestive atmosfere gothic ed una messa in scena caratterizzata da una spassosa commistione di generi: si passa, infatti, dal film dell’orrore, con componenti surreali/fantastiche, al puro thriller/giallo, senza mai farsi mancare, soprattutto, toni da commedia satirica e pungente. Dal regista di Piranha 3D, d’altronde, non ci si poteva aspettare altrimenti, e l’ironia rappresenta l’elemento più riuscito della pellicola, la quale, però, cade proprio sullo sviluppo nudo e crudo della trama. Lo script di Bunin, infatti, dimostra di non saper sciogliere i nodi intrecciati nell’arco delle due ore, regalando una risoluzione finale abbastanza prevedibile e perlopiù inconcludente. Non resta che accontentarsi dei, piacevoli e interessanti, presupposti.

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"Tutti i bambini crescono, tranne uno".