Point Break: recensione film

QUANDO TROPPE AZIONI SPERICOLATE FANNO TRABALLARE LA TRAMA

point break poster def

GENERE: azione

DURATA: 114 minuti

USCITA: 27 gennaio 2016

VOTO: 2 su 5

Come sempre, quando si parla di remake i fan si dividono in due fazioni: chi attende con ansia la data di uscita e chi storce il naso a priori.
E il Point Break di Ericson Core, basato sull’omonima pellicola del 1991 sceneggiato da W. Peter Iliff con Keanu Reeves e Patrick Swayze, non ha fatto eccezioni.

Ma la versione di oggi si differenzia così tanto da quello di ieri che, forse, perderebbero entrambi se si iniziasse a compararli, tanto l’innovazione tecnologica ha permesso di includere strabilianti momenti di sport estremo quanto è discutibile la scelta di aver cambiato il passato di Utah.

Infatti, Utah (Luke Bracey) è un poliatleta estremo che decide di abbandonare la carriera professionista, dopo la morte di un suo amico, per diventare un agente dell’FBI.
Ancora in prova, dovrà cercare di capire quale mente criminale si nasconde dietro a una serie di crimini perpetrati in maniera estremamente inusuale. I sospetti ricadono su un gruppo itinerante di atleti amanti del brivido capeggiati dal carismatico Bodhi (Edgar Ramirez), il ragazzo dovrà così cercare di infiltrarsi nel gruppo e conquistare la loro fiducia.

Grazie all’innovazione tecnologica e la disponibilità dei mezzi, Point Break è un insieme di gloriose e adrenaliniche sequenze di sport estremi interpretate dai migliori atleti del mondo, dall’inizio alla fine è un susseguirsi di prove che, grazie a telecamere ben piazzate, fanno vivere l’avventura in prima persona allo spettatore, rendendolo partecipe e inchiodandolo alla poltrona.

Inoltre, l’invenzione delle Otto prove di Ono Ozaki (prove estreme con le quali raggiungere l’illuminazione) è un espediente per allargare il cerchio e poter includere nel film incredibili esibizioni di motocross, paracadutismo, volo in wingsuit, free climbing e surf per la felicità degli appassionati e la meraviglia degli spettatori poco affini agli sport estremi.

Ma qui, purtroppo, finisce la glorificazione di Point Break: sono tanto spettacolari le prove atletiche quanto poco curati i momenti recitativi, facendo sembrare così il film di Core un progetto dove gli attori sono relegati al ruolo di controfigure degli atleti durante i momenti di recitazione.

Il lavoro minuzioso per proporre al pubblico scene vere, adrenaliniche e stupefacenti, non ha dato spazio a un buon sviluppo della trama e dei dialoghi, che diventano una catena di affermazioni pseudofilosofiche da figli dei fiori più che momenti di scambio di vedute fra i due protagonisti, Bodhi e Utah.

Inoltre, le parole pacifiste di Bodhi cozzano con la violenza delle sue azioni e quelle della sua gang, ma forse è qui che si crea il punto di rottura, del titolo, non più riferimento al mondo del surf e del suo slang, ma come confine tra ciò che è bene e ciò che è male: quando un’ideologia, una filosofia di vita, che cerca di restituire a Madre Natura ciò che gli umani le hanno tolto, diventa pericolosa?

Un divario così grande quello tra la magnificenza delle scene d’azione e la pochezza dei momenti recitativi che porta Point Break ad essere una buona scelta solo se quello che si cerca sono continue scariche di adrenalina, respiri trattenuti e stupore, altrimenti, volgete lo sguardo altrove.

About Angela Parolin 158 Articoli
"Okay...we have to dance it out"