The Pills – Sempre meglio che lavorare: Recensione film

L’ESORDIO AL CINEMA DEI THE PILLS, NELL’ERA IN CUI I TRENTA SONO I NUOVI OTTANTA. CINISMO E COMICITA’ DAL PIGNETO IN SALA

12576148_10156379051750117_1641399746_nGENERE: Commedia

DURATA: N/D

USCITA: 21 gennaio 2016

VOTO: 3 su 5

Dopo la batosta di Italiano Medio, anche i più fedeli seguaci del buon Maccio hanno avuto una tremenda fitta al cuore. Ma perché in “l’uomo che usciva la gente” ho riso e basta e in Italiano medio voglio tagliarmi le vene al 20esimo minuto? Ecco la grande verità, adattare la comicità breve e diretta delle pillole che troviamo online al cinema non è semplice manco per niente. Questa sfida cosmica è stata affrontata bene dai the Pills che hanno capito le difficoltà del cinema e tirato fuori una commedia piena di citazioni, questo si, ma anche di consapevolezza e cinismo.

Sempre Meglio che Lavorare parte da Luca, Luigi e Matteo ,così come siamo abituati a vederli, sul tavolino della loro casa al Pigneto con canna e caffè, rigorosamente in bianco e nero (a questo particolare fateci caso perchè sarà fondamentale nel corso del film, ma non diciamo altro) e procede in tre direzioni diverse: Luca ed il suo primo approccio con il lavoro, Matteo e le responsabilità, Luigi e la crisi dei trenta  “ma sono vecchio?” . L’idea poi di inserire i tre da bambini è garbata e divertente, come anche quella dell’esistenza di una setta, una sorta di Fight Club, citazione anche qui, formata da chi meno ci aspettiamo.  Spiegare quello che succede sarebbe sbagliato, ma va detto che il film dei The Pills non è male per niente, ha tante trovate interessanti e si vede il background cinefilo del trio, fedelissimo alla natura da “figli del Pigneto”, da notare anche la colonna sonora ottima e soprattutto ROMANA, ma con la voglia di fare cinema in modo consapevole, non perché “c’hanno dato i sordi e quindi famo un film”. Brava anche Margherita Vicario nel ruolo della tentatrice, se così possiamo definirla, unica donna del film, responsabilità grandissima ma retta alla grande.

Il film però, soprattutto se si appartiene alla fascia d’età presa in considerazione nel film, colpisce allo stomaco e lascia l’amara malinconia di chi non è più giovanissimo ma non vuole diventare grande, una sindrome di Peter Pan guidata dall’assenza di speranze concrete ed il rischio di dover rinunciare a quello che si vuole fare nella vita per buttarsi sulla “fissità” elogiata da Zalone in Quo Vado?, o forse di non provarci neanche abbastanza. Il rischio del film è quello di aver voluto inserire troppo, spiegare troppo e dimostrare –troppo- di essere all’altezza del compito e di meritarsi l’uscita in sala, trascendendo forse un po’, ma alla fine sono i The Pills, ci piacciono così e apprezziamo lo sforzo. Sappiate solo che Sempre Meglio che Lavorare è “Sempre, anzi, di Gran Lunga, meglio di Italiano Medio”.

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"Io ci vedo...un rinoceronte!"