Alice attraverso lo specchio: recensione

TIM BURTON STAVOLTA PRODUCE IL SEQUEL FANTASY DAL TITOLO ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO

alice 2GENERE: fantasy

DURATA: 113 minuti

USCITA IN SALA: 26 maggio 2016

VOTO: 2 su 5

Il ticchettio del Tempo è svelto e inesorabile, mai lento e banale. C’è voluto un secolo e mezzo per riportare al cinema in live-animation la storia scritta da Lewis Carroll, capolavoro immortale sospeso tra fantasia e immaginazione, a cui nel tempo è stato dato volto e voce al cinema. Alice attraverso lo specchio è il sequel di Alice in Wonderland del 2010, girato da Tim Burton, qui stavolta solamente in veste di produttore.

Regia affidata al poco conosciuto James Bobin, che ha trasmesso al cast tecnico ed artistico la sua esperienza “fantasy” derivata dai precedenti lavori sui Muppets. Il film riprende esattamente dove si sono interrotte 6 anni fa le avventure di Alice Kingsleigh, interpretata da Mia Wasikowska, giovane inglese divisa tra il mondo reale e quello di fantasia in cui è approdata scendendo a fondo nella Tana del Bianconiglio.

Coloratissima e popolata da magici incantesimi e creature mirabilanti, una volta tornata “oltre lo specchio”, Alice ritroverà i suoi amici più cari e dovrà soccorrere Il cappellaio matto (Johnny Depp) caduto in depressione, quasi come accade nella vita vera. Pellicola di stampo prettamente infantile questo sequel, fiacco nella riproposizione della storia-ponte tra terra e fantasia, debolissimo nella scrittura e scialbo nella scrittura dei personaggi, senza verve e idee per reggere interamente un secondo capitolo.

Salviamo solo la sontuosa quanto prevedibile scena finale in cui Sasha Baron Cohen dispensa saggezza dall’alto del suo ruolo, il Tempo appunto, in un momento di catarsi familiare (e filosofica) così evidente nei libri di Carroll e così poco manifesta all’interno del film. Il livello qualitativo, estetico e produttivo, dei film per ragazzi ha raggiunto standard molto elevati, insufficienti in un lavoro come Alice attraverso lo specchio, in cui lo stratagemma per comparare il mondo incantato ai doveri reali rasenta l’elementarità di un qualsivoglia processo narrativo, figuriamoci con un romanzo esemplare da cui trarre beneficio, idee e stimoli.

Il primo capitolo ci aveva affascinato grazie alla maestria di Burton nel ricreare l’universo di Alice in un’affascinante 3D, una volta persa la sua mano salda, la sola supervisione di script e girato non è bastato a salvare il film da una deriva cartoonistica, che è risultato essere un declassamento su tutta la linea. Dedicato solo ai più piccini, che sogneranno insieme all’indomita cattiva (la Regina Rossa) e ai comprimari di Alice (Stregatto and friends), relegati però ad eterne figurine che meritavano di meglio in termini di rappresentazione. Sarà per la prossima occasione, gli eroi di carta in fondo si sa, ne hanno infinito di tempo a disposizione.

 

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