StartUp: First look

AMBIZIOSA SERIE TV SUL MONDO DELLA FINANZA CON UN OTTIMO CAST CHE TUTTAVIA FA FATICA A DECOLLARE

startupLa piattaforma di streaming online Crackle lancia una nuova serie tv, StartUp, ambientata nel mondo della finanza e dell’economia. La trama ruota intorno a tre personaggi che tentano di realizzare un’idea rivoluzionaria e brillante, ma lo faranno a caro prezzo. Izzy Morales (Otmara Marrero) è un genio della tecnologia che ha inventato una versione avanzata della moneta elettronica Bitcoin, ribattezzata GenCoin. Alla ricerca di fondi per finanziare la sua idea, la giovane finisce per rivolgersi a Nick Talman (Adam Brody), ricco esperto di finanza, che si ritrova a dover gestire ingenti somme di denaro, frutto delle attività illegali del padre. Peccato che un cattivo e corrotto agente dell’FBI (Martin Freeman) sia sulle loro tracce, sopratutto perché ha un conto in sospeso col signor Talman, padre di Nick. A questo si aggiunge la storia di un gangster haitiano (Edi Gathegi) che cerca soldi facili per aiutare se stesso e la sua famiglia.

Progetto ambizioso quello di StartUp, nuova serie trasmessa su Crackle, i cui primi dieci episodi che compongono la prima stagione sono stati rilasciati online il 6 settembre, pronti per la visione. Nonostante due star d’eccezione come Martin Freeman, qui nel ruolo inedito del ‘villain’ di turno, capace di rubare la scena e intrappolare lo spettatore nella sua performance, e Adam Brody, l’ex bravo ragazzo di The O.C., StartUp fa fatica a decollare. La critica va contro le atmosfere di una Miami in cui molti non si riconoscono: corruzione, sesso, soldi e molto altro. All’inizio le storie dei personaggi vengono prese singolarmente; lo spettatore si annoia, si distrae facilmente, non entra nell’ottica della serie. Solo verso la fine le storie convergono in una e forse se ne riesce a capire il senso.

Le premessi di StartUp sono buone e vuole elevarsi dall’essere solo una serie sulla new economy e la finanza, ma piuttosto come un drama-thriller sulla scia dei complotti interni e del potere mediatico come nel film Il quinto potere. Peccato che finisce per perdersi in un bicchier d’acqua troppo profondo. In StartUp ci sono troppe imperfezioni e c’è troppa carne sul fuoco per far sì che il pubblico si appassioni. Si salva Martin Freeman, capace, come da tradizione british, di passare da ruoli dramedy come il John Watson di Sherlock, all’avventuriero de Lo Hobbit, fino a interpretare uno spietato agente dell’FBI che fa chiudere la bocca a chiunque. Adam Brody ci voleva riprovare con la tv e StartUp sembrava la sua grande occasione. Sfortunatamente, nei primi episodi, il suo ritorno sul piccolo schermo non è stato così grandioso. La speranza è che la serie ingrani e cerchi di far chiarezza con i suoi intenti in modo che lo spettatore possa comprenderne le sue mille sfaccettature.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.