Genius: Recensione

BIOPIC LINEARE SUL RAPPORTO TRA DUE “GENI”, LO SCRITTORE THOMAS WOLFE E IL SUO EDITORE MAX PERKINS, SENZA PARTICOLARI COLPI DI SCENA

genius-locandinaGENERE: biografico, drammatico

DURATA: 104’

USCITA IN SALA: 9 novembre 2016

VOTO: 3 su 5

Basata sulla vera storia dell’editore Maxwell Perkins, “Max Perkins: editor of Genius” del biografo A. Scott Berg, il film diretto da Michael Grandage racconta l’incontro e il rapporto tra Perkinks (Colin Firth) e Thomas Wolfe (Jude Law), ripercorrendo, in maniera romanzata, il loro lavoro di editing e pubblicazione dei libri “Angelo guarda il passato” e “Il fiume e il tempo”. Negli anni ’20, Perkins diede fiducia e pubblicò i romanzi di Hemingway, Fitzgerald e Wolfe, rendendoli tra i best seller ancora letti in tutto il mondo. Grandage, al suo debutto dietro la macchina da presa, si focalizza sul legame personale e professionale tra Perkins e Wolfe, giocando sull’ambiguità del loro rapporto, spesso considerato più coniugale di quello con le rispettive consorti dei due.

“Prima ero mio, ma lei me lo ha rubato”, dirà la moglie di Wolfe, Aline (Nicole Kidman), all’editore, accusandalo di passare più tempo con lui in ufficio che a casa con la sua famiglia. Ambientato nel periodo della Grande Depressione del 1929, Genius è un biopic molto lineale, senza ulteriori colpi di scena che inducano lo spettatore a identificarsi nei personaggi. La trama è scorrevole nella prima parte del film, regalando qualche colpo di sonno nella seconda, dove la narrazione è più lenta e introspettiva. Genius lascia lo spettatore a chiedersi chi sia veramente il genio, Wolfe e la sua scrittura poetica, violenta e rapsodica, oppure Perkins, l’editore scopritore di talenti?

Il film di Grandage ispira ad essere un’opera teatrale che mette in scena il duo Perkins-Wolfe dandogli un colorato rapporto padre-figlio. Max vede in Thomas in figlio che non ha, mentre quest’ultimo ritrova nell’editore un ponte di riferimento che gli è sempre mancato nella sua vita. Senza dubbio Genius ha grandi ispirazioni e le premesse poetiche non mancano: Wolfe cita Calibano da “La Tempesta” di Shakespeare, e quando cerca di spiegare il suo stile: “Non siamo i personaggi che vorremmo essere, ma quelli che siamo.”

In contrapposizione all’animo irruento di Thomas, c’è il mite ma complessato Scott Fitzgerald (Guy Pierce), un uomo che, dopo la pubblicazione incerta de “Il grande Gatsby”, non ha più avuto grandi speranze per il suo futuro. Se Wolfe riesce a produrre 1000 battute in un giorno, per Fitzgerald è una vittoria scriverne 100. Cameo di Ernest Hemingway (Dominic West), mostrato nel pieno del suo amore per la pesca e l’oceano (“Il vecchio e il mare”). Genius potrebbe innalzarsi a molto di più dall’essere un semplice biopic. Avrebbe potuto mostrare ancora più a fondo l’anima tormentata e impressionista di Thomas Wolfe, considerato un innovatore per il suo tempo, nonché precursore della Beat Generation. Invece ha preferito soffermarsi sull’uomo Wolfe, senza amplificare il genio dentro di lui.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.