Ouija – L’origine del male: Recensione

IL PREQUEL DI OUIJA TRASFORMA UN DRAMMA FAMILIARE IN UN HORROR DALLA MODESTA TENSIONE PSICOLOGICA

ouija-lorigine-del-maleGENERE: horror

DURATA: 99’

USCITA IN SALA: 27 ottobre 2016

VOTO: 3,5 su 5

Los Angeles, 1967. Alice Zander (Elizabeth Reaser) è una madre vedova che insieme alle sue due figlie Lina (Annalise Basso) e Doris (Lulu Wilson) cerca di tirare avanti grazie all’attività di famiglia: far credere alle persone che, tramite sedute spiritiche, sia in grado di metterli in contatto con i defunti. La più piccola di casa, però, si trova un po’ a disagio con il lavoro della mamma, che in realtà usa per uscire da una brutta situazione finanziaria e bollette salate. Un giorno, Alice decide di incrementare il lavoro comprando una tavola Ouija e attirando, senza volerlo, un terribile spirito maligno nella propria casa, il quale prende possesso di Doris. La famiglia dovrà fare i conti con paure inspiegabili per poterla salvare e rispedire l’entità nell’aldilà.

I bambini o le persone più fragili e indifesi sono sempre vittime di possessioni e abusi. Ce lo insegnava L’Esorcista quasi quarant’anni fa, e ce lo ha mostrato l’agghiacciante The Omen. Soprattutto, storie come queste lasciano una preziosa lezione: non si gioca con le forze oscure, né si scherza con esse. In concomitanza con Halloween, Mike Flanagan porta nei cinema Ouija – L’origine del male, prequel del film (di scarso successo) del 2014, dedicando un altro capitolo alla tavola horror. I fatti di cronaca legati all’orribile tavola Ouija sono raccapriccianti, specialmente perché veritieri, e raccontano di persone che hanno sfidato entità dell’aldilà per poi ritrovarsi a pagare con la stessa vita. L’ultimo, il caso più sconcertante, è quello della famiglia di Calle Cañitas, i cui membri sono deceduti poco a poco in circostanze misteriose, perché colpevoli di aver invocato spiriti che non avrebbero voluto essere svegliati.

Flanagan sembra andarci leggero con Ouija – Le origini del male, così la prima ora scorre lentamente, senza grande tensione, ma riesce a introdurci molto bene i personaggi, soprattutto le due sorelle. Lina è aperta, la popolare della scuola, al contrario della piccola Doris, chiusa in se stessa e bullizzata dai compagni. Proprio per questo lo spirito trova un terreno fertile nel corpo e nell’anima della bambina, perché appunto è indifesa. Il Male si annida in lei e le fa credere di appigliarsi a qualcosa di sicuro, ovvero il padre defunto che le manca. Il regista, che nel 2013 ci ha regalato l’inquietante Oculus, riesce ad andare per gradi dentro il dramma familiare, aumentando step dopo step la tensione e la paura.

Ouija – Le origini del male non è tanto un film horror ma piuttosto un horror psicologico, che preferisce scavare nella psiche dei personaggi e lentamente mostrare lati dell’animo umano a noi sconosciuti. A differenza del film del 2014 che puntava sull’horror adolescenziale in stile teen crime, il suo prequel è astuto e la piccola Doris provoca davvero un senso di inquietudine e spossatezza. Piccolo appunto: le bambole creepy anticipano la capostipite e posseduta Annabelle, protagonista di uno dei casi di manifestazione demoniaca più famosi dei coniugi Warren.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.