Guardiani della Galassia Vol. 2: recensione

SECONDO CAPITOLO PER I DIFENSORI DEL COSMO, ARRIVA AL CINEMA IL FILM MARVEL GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 2

guardiani2GENERE: cinecomic

DURATA: 138 minuti

USCITA IN SALA: 25 aprile 2017

VOTO: 3 su 5

La genialità al potere. Nei primi 15 minuti dei Guardiani della Galassia Vol. 2 il regista James Gunn ci mostra cosa vuol dire vuol fare un tipo cinema oggi, una commedia slapstick con venature dark e fantasy, archetipo completo del film fumetto di oggi, il cinecomic per eccellenza. Quello Marvel versione musicassetta, dove revival significa esaltazione del passato grazie ai tecnicismi dell’era moderna.

Dovrebbero farne due di film, uno almeno dedicato al backstage produttivo dietro al prodotto Guardians. Un film godibile che rappresenta insieme sia l’inevitabile operazione commerciale (secondo di una trilogia dedicata a cui si aggiungerà il crossover con Avengers), dopo il grande successo del primo volume, sia un sequel ricco di spunti ma di minor impatto narrativo. Grande spazio alla visionarietà al seguito della storia girata attorno del manipolo di anti-eroi capeggiati da Star Lord, Peter Quill.

Insieme a Gamora, Drax, Rocket e Baby Groot si ritrovano coinvolti in un conflitto inter-familiare che coinvolge Ego, il “pianeta” padre di Peter e le sue svariate manie di potere galattico. Anche questa volta nello spazio profondo la battaglia per la salvezza della galassia passa tra le mani di un gruppetto di persone con nulla in comune se non l’appartenenza sul campo, quel senso di unione stillato dalla narrativa per famiglie che bene si sposa con il genere “blockbuster”, ovvero da grande pubblico.

Ironia, violenza sardonica, combattimenti e saggezza a profusione. Tutto molto politically correct e quel pizzico di irriverenza che strizza l’occhio ai meno buonisti, insomma un omogeneizzato di emozioni che non ha il fascino originale della prima chiamata, ma sicuramente attira frotte di persone al cinema e questo è un grande pregio. Ogni dettaglio curato con attenzione, ogni particolare sezionato al millesimo, un film completo ma che avrebbe dovuto osare maggiormente nell’interazione tra i protagonisti e comprimari all’interno del ciclo di sotto storie (come i personaggi chiave Yondu e Nebula) e rendersi un attimino meno prevedibile.

Il risultato è una battaglia di declinazioni fantasy che si sposano con l’universo sintetico creato dalla generazione di cinefili anni 80, quella cresciuta a pane e fumetti che oggi ha preso il controllo dell’industria del cinema contemporaneo. Stiamo parlando di un business da milioni di dollari di fatturato in cui ogni lavoro, come il racconto dei Guardians, ha un anima commerciale saldamente fusa al cuore di un grande cartone animato. Da strisce di carta a strisce animate in digitale il passo è stato brevissimo, come un salto (o 40 salti) nell’iperspazio.

 

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