The Shape of Water: recensione

THE SHAPE OF WATER DI GUILLERMO DEL TORO Ѐ IL FILM PROTAGONISTA DEL SECONDO GIORNO DEL FESTIVAL DI VENEZIA

the shape of waterGENERE: drammatico, fantasy, avventura

DURATA: 119 ninuti

USCITA IN ITALIA: 14 febbraio 2018

VOTO: 3 su 5

Il secondo giorno del Festival di Venezia si è aperto con il nuovo film di Guillermo Del Toro (Crimson Peak, Pacific Rim), The Shape of Water, una favola fantasy, che ricorda il classico La Bella e La Bestia, ambientata sullo sfondo della Guerra Fredda nel 1962.

Elisa (Sally Hawkins) è una giovane donna, che per guadagnarsi da vivere fa le pulizie in una struttura governativa americana. Da sempre abituata a essere guardata in maniera differente a causa del suo mutismo, Elisa riesce a sfuggire all’isolamento soltanto grazie agli amici Giles (Richard Jenkins) e Zelda (Octavia Spencer).

Tuttavia, la sua esistenza è destinata a cambiare radicalmente quando le due donne vengono incaricate di pulire il laboratorio, dov’è stata portata una strana creatura marina, prelevata da un fiume sudamericano e interpretata dall’attore Doug Jones.

Fin dal principio, Elisa riesce a stabilire un contatto speciale con quest’ultima. Entrambe sono due anime isolate, incapaci di comunicare con le parole, diverse, ma non per questo mostruose.

Sullo sfondo degli scontri fra americani e sovietici, quando l’esistenza della creatura sarà in serio pericolo, la donna tenterà l’impossibile per salvarle la vita e restituirle la sua libertà, anche se questo significa rinunciare a qualcuno per lei diventato essenziale.

The Shape of Water ha alle spalle una buona sceneggiatura, scritta dallo stesso Del Toro insieme a Vanessa Taylor, che regala le battute più divertenti all’attrice Octavia Spencer, che forse avrebbe meritato anche una maggiore visibilità.

Convincente anche l’interpretazione di Michael Shannon, a cui è stato affidato il ruolo del “cattivo”, lo spietato Strickland, il cui unico scopo è usare la creatura marina per degli esperimenti governativi alla stregua di una cavia di laboratorio.

La storia non sarà molto originale, ma riesce senz’altro a toccare temi capaci di emozionare, mantenendo alta l’attenzione dello spettatore, laddove lo sfondo della guerra serve soltanto da espediente per rispondere alla domanda: fin dove spingersi per amore?

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