It: recensione

PENNYWISE RESUSCITA NEL NUOVO ADATTAMENTO DI IT, INTRAMONTABILE CAPOLAVORO DI STEPHEN KING

It-Poster-ItaliaGENERE: horror, fantastico, thriller

DURATA: 135′

USCITA IN SALA: 19 ottobre 2017

VOTO: 3,5 su 5

Nell’ottobre 1988, il piccolo Georgie esce durante una giornata di pioggia per giocare con la sua barchetta di carta. Nel tentativo di recuperarla, caduta accidentalmente in un tombino, viene risucchiato al suo interno, finendo dritto tra le braccia (e le fauci) di Pennywise il Clown (Bill Skarsgård). Da quel giorno, suo fratello Bill (Jaeden Lieberher) non si è mai ripreso, mentre una serie di omicidi sta sconvolgendo la sua città di Derry, nel Maine. Insieme a un gruppo di amici, che si autodefiniscono il Club dei Perdenti, vedono le loro paure materializzarsi sotto forma di un clown, che chiamano It. Derry diventa terreno di caccia di questa entità, che emerge dalle fognature ogni 27 anni per cibarsi del terrore che scatena nelle prede che ha scelto: i bambini. Facendo gruppo durante un’estate orribile ma esaltante, i Perdenti si compattano per riuscire a sconfiggere le proprie paure e fermare la serie di omicidi.

Considerato uno dei libri più spaventosi di Stephen King, It è l’horror per eccellenza, il simbolo di come la paura assuma ogni nostra forma, anche la più innocente. Ed è proprio nelle sembianze di un apparente e divertente pagliaccio che Georgie viene ucciso, ed è di nuovo quel clown così inquietante a tormentare le vite dei sette Perdenti del Maine. Andy Muschietti compie un’operazione non facile portando sulla scena il capolavoro di King, scegliendo un attore molto più giovane per il ruolo di Pennywise, a differenza del ben più spaventoso e indimenticabile Tim Curry. Il paragone è quindi logico e più che normale: nella miniserie del ’90, si giocava sugli effetti speciali (scarsi e poco ad impatto), nell’It del 2017 si sceglie il terreno del jump scare, che ha fatto la fortuna di molti altri horror degli ultimi anni (It Follows ad esempio, film rivelazione del 2014).

Le inquadrature si concentrano sulle atmosfere cupe e lugubre, e la paura scorre sul filo del rasoio; i giovani protagonisti si trovano alla fine degli anni ’80, un periodo storico diverso da quello descritto nell’opera originale, e il contesto sociale ha già fatto dei passi in avanti e c’è bisogno di adattare il prodotto a un pubblico sia nostalgico che nuovo. L’unica ragazzina del gruppo, Beverly Marsh (Sophia Lillis, astro in ascesa) è una giovane forte e tosta, che taglia i capelli a dispetto del padre violento; Jaeden Lieberher nei panni del piccolo Bill riesca a calarsi nell’eredità del personaggio balbuziente, tormentato più che volentieri da It. Spazio anche per il Richie interpretato dalla stella di Stranger Things, Finn Wolfhard. A differenza della miniserie, il tema dell’omertà e dell’indifferenza degli adulti nei riguardi degli eventi di Derry viene affrontato in maniera plateale: si nota che le persone sanno cosa sta accadendo, ma nessuno fa nulla. Uno specchio sociale di ciò che succede anche nei nostri giorni e che mai smette di essere così attuale.

La scelta di Muschietti nel dividere l’opera in due capitoli premia gli spettatori, ma la scelta di Bill Skarsgård fa un po’ storcere il naso ai più fedeli fan di King. Il suo It spaventa, ma non inquieta: parla poco, se non pronunciando quell’insopportabile “lo vuoi un palloncino? Galleggiamo?”. L’It di Curry resta finora il migliore e se ha inculcato la paura in tutti noi, incanalando la paura per i clown, ci sarà pure un motivo: perfino sul set si divertiva a terrorizzare i suoi giovani colleghi. Staremo a vedere se il secondo capitolo di It, ambientato nel nostro presente e non negli anni ’80 come voleva il romanzo, saprà continuare a gestire questo tipo di paura primordiale.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.