Ocean’s 8: recensione

OCEAN’S 8 È UN’OPERAZIONE REBOOT CHE SFOGGIA UN CAST DI OTTIMO LIVELLO, MA CON POCO MORDENTE

oceans8 locandinaLos Angeles – Così come il fratello Danny nell’incipit di Ocean’s 11, Debbie Ocean (Sandra Bullock), appena uscita di prigione, escogita subito un piano per mettere a segno il colpo del secolo e al tempo stesso rifarsi su chi, in prigione, ce l’ha fatta finire. Primo obiettivo mettere insieme una squadra di esperti truffatori partendo dalla vecchia complice Lou (Cate Blanchett) passando per le nuove leve, l’hacker Nine Ball (Rihanna) e la fashion designer Rose Weil (Helena Bonham Carter). Il furto consiste nell’impossessarsi della collana di Cartier da 150 milioni di dollari che sarà al collo dell’attrice capricciosa e svampita Daphne Kluger (Anne Hathaway) durante il famosissimo e blindatissimo Met Gala.

Con un cast straordinario, composto da premi Oscar, attrici di calibro, attrici di grido e popstar l’attesa per questo sequel, o meglio soft reboot, della serie di Ocean è alle stelle. Peccato che a conti fatti, lustrini e prestigio siano solo di facciata. Il film risulta davvero molto, troppo piatto. Il piano escogitato dalla protagonista per rubare la preziosissima collana durante uno degli eventi di gala più controllati e di difficile accesso che ci siano procede senza alcun intoppo. Tutto va secondo i piani. Nessuno ostacolo, nessun cambiamento in corsa, nessuna sorpresa. Sarebbe stato bello vedere come le donne se la cavavano nel dover aggiustare il tiro e riuscire nell’impresa  nonostante gli imprevisti.

Nel terzo atto il film si risolleva, introducendo personaggi inaspettati e rivelando motivazioni nascoste. Ma è un pelino troppo tardi. Le vere protagoniste dell’intera operazione sono Sandra Bullock e Cate Blanchett, le altre sei hanno poco materiale a disposizione con il quale lavorare, anche se svolgono il proprio compito egregiamente. Rihanna pervade lo schermo del suo fascino, e come dubitarne,  ma non le viene concesso tanto spazio. Le battute sono poche e sparse, si sorride qua e là, ma resta il rimpianto per un’occasione persa, quella di offrire un solido intrattenimento che non facesse forza solo su un’abile e ben pianificata operazione di marketing.

 

 

 

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