Al “padrino”

                   Riconoscimento e tante ovazioni per l'attore

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Icona di Hollywood, portabandiera del cinema nel mondo. Al Festival Internazionale del Film di Roma Al Pacino è una star di primissima grandezza, anche nel modo in cui si rapporta con pubblico e stampa, che infatti lo osannano. Niente di superficiale o superfluo con lui, solo maniere dirette e simpatia dilagante. Per l’attore americano, venuto per ritirare il Marco Aurelio d’Oro alla carriera attribuito quest'anno all’Actors Studio, di cui è uno dei presidenti, e per presentare la pellicola Chinese Coffee, questo premio non è solo che l’ennesima tacca di un kilometraggio ancora in attivo.

{mosimage} Al Pacino, newyorkese doc ed eclettismo fatto persona, ha costruito la sua fortuna cinematografica proprio sui mali della Grande Mela (oltre che sulla mafia italiana oltreoceano). Caratterista da sempre, ha spesso rappresentato il nostro Paese in pellicola, rispondendo con cura alle domande dei reporter e alle loro curiosità durante la conferenza di presentazione. Inoltre ha svelato le sue preferenze, ossia molto cinema, da attore e regista, e tanto teatro che rimane sempre la sua passione: «Amo la scena e il pubblico dal vivo, per me il teatro è una famiglia». Per lui smettere di recitare significa essere un buon attore, perché aggiunge che si recita solo nella vita vera, mentre nell’arte si persegue solo la verità. Pillole di saggezza da copione insomma, grazie alle quali, in attesa di altre passerelle famose, forse Roma ha raggiunto il picco d’interesse proprio in apertura.

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