Resident evil: afterlife

RECENSIONE DEL QUARTO -GIA’ VISTO- EPISODIO DELLA SAGA

Come riciclare una storia vecchia come il cucco per l’annoiato pubblico 2010? Risposta: scopiazzare qua e là e riproporre il 3D, ormai più fastidioso che altro. Copia e incolla da numerosi film di successo, tanto che anche il trailer non sa dove andare a parare, “Resident Evil: Afterlife” arriva stanchissimamente al quarto capitolo della saga, nonostante il rinnesto del regista-creatore Paul W.S. Anderson, visivamente geniale ma che mostra l’inevitabile corda di conosce battaglie e storiella a memoria. In un mondo infestato dal virus scatenato dall’Umbrella corporation che trasforma uomini in zombie, la rinata e sopravvissuta Alice continua il suo peregrinaggio alla ricerca di altri sopravvissuti per non si sa quale fine. Il mondo spaccato, mutanti e mutati contro miserevoli umani, eroici damerini che lottano per la vita, contro orde di famelici mostri che vogliono la distruzione del tutto. Nel film c’è tutto, azione, effetti visivi, tensione e splatter, quello che manca è quell’originalità che sta alla base di una storia anche riciclata, è come una bella macchina, la guardi ammirato per i prodigi tecnologici e poi la dimentichi pochi secondi dopo nel mare magnum della (scadente) offerta. Montaggio e colonna sonora high tech esaltano le prodezze del trio di survivors capeggiati dalla sexy Milla Jovovich, ma i fasti del primo episodio sono ben lungi dall’essere emulati e non bastano teste volanti e nuove forme di contaminazioni per far decollare un film che potrebbe essere benissimo l’episodio numero 32 di un’accattivante serie tv. Dopotutto la speranza di sopravvivere non muore mai…al primo episodio.

S.Bracci

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