Il responsabile delle risorse umane: recensione

IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE

IL FILM TROPPO SPESSO IN BILICO TRA DRAMMA E COMMEDIA

Eran Riklis, ispirato dall’omonimo romanzo di Abraham B. Yehoshua, torna dietro la macchina da presa per dirigere Il responsabile delle risorse umane, film emozionante, ancora una volta incentrato sulla vita di una persona presa a modello per individuare i cambiamenti della società, caratteristica principale del modo di concepire la cinematografia dal regista. In quest’opera volutamente esistenziale, lo spettatore assiste infatti ad un viaggio di riconciliazione con la vita per il responsabile delle risorse umane di un panificio di Gerusalemme. Questa volta però la scelta di Riklis è nettamente diversa rispetto a La sposa siriana e Il giardino di limoni, che vi consigliamo vivamente di recuperare. Abbandona infatti il suo cinema riflessivo, fatto di lunghe pause, concedendosi dei momenti narrativi che, in una partitura musicale, porterebbero la dicitura andante con moto. Certo il film non è mai troppo allegro o brioso; resta costantemente in bilico tra il dramma e la commedia, scansando con maestria l’univoca collocazione in un genere: del resto potrebbe anche essere considerato, per certi versi, un road movie.

I personaggi di Riklis non rimangono mai impassibili di fronte all’azione: affrontano l’avventura sia quella fisica, che porta la vicenda da Gerusalemme alle terre innevate dell’Europa dell’Est; sia quella emotiva, che fa prendere consapevolezza di chi sono, cambiandoli/migliorandoli.

La scelta che predilige il regista per la sua narrazione è simil-documentarista, tendente al neorealismo (associazione mentale con il termine da prendere con le pinze). Infatti raramente è indulgente con i suoi personaggi: li spia e li filma per quello che sono, mettendoli a nudo, non perdonandogli gli errori della vita, concedendo solo alla fine un barlume di speranza.

In realtà la pellicola può risultare molto lenta, che non è sinonimo di noioso. Comunque è in linea con tutto cio che il cinema mediorientale ci ha ormai abituato (fortunatamente!): opere meravigliosamente intimistiche ed intense.

Il responsabile delle risorse umane è anche il candidato israeliano agli Oscar 2011, ha vinto il premio del pubblico al festival di Locarno e un Israel Ophir Award come Miglior Film: ottime motivazione per andare al cinema a vederlo. Ma se non vi bastano potete sempre optare per la più interessante, ovvero confrontarsi con tre culture diverse: l’orientale, l’occidentale e l’est Europa, che, come più volte viene sottolineato nei dialoghi, non è né oriente, né occidente.

A cura di Davide Monastra

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