Un gelido inverno – winter’s bone: recensione

AMARO RACCONTO SUL DEGRADO DELLA PROVINCIA AMERICANA

Il Sundance Film Festival regala agli appassionati di cinema sempre grandi pellicole (rigorosamente indipendenti), pronte a far le scarpe ai grandi successi di Hollywood. Ecco che, con le sue fresche 4 nomination all’Oscar, “Un gelido inverno – Winter’s Bone” è pronto a lanciare la sfida anche al botteghino italiano ai più riccamente sponsorizzati film americani. Con la sua Red Camera, la regista Debra Granik ci conduce lungo la provincia americana, lontana anni luce dalle luci e dal caos delle metropoli degli States. Del resto, guardando la pellicola, non si nota alcuna differente tra questa landa desolata del Missouri, da altrettanto desolate zone del mondo: in un messaggio universale che tutto il mondo è paese, soprattutto quando di mezzo c’è la povertà, la sopravvivenza e la malavita organizzata (anche se qui intesa solo a livello locale, di piccole scorribande tra clan).

Ree Dolly, l’eccelsa e giovanissima Jennifer Lawrence, ha diciassette anni, è cresciuta troppo in fretta ed è alla disperata ricerca di suo padre, Jessup, che ha ipotecato la casa per pagarsi la cauzione ed uscire di prigione. Ree accudisce i due fratellini e la madre malata: se suo padre non si presenta in tribunale resterà, oltre che senza soldi, senza casa. Una storia di degrado in cui riusciamo a cogliere, grazie ad una sceneggiatura illuminante, i legami di sangue che spingono i singoli personaggi ad agire. Quello che la pellicola ci racconta è un mondo cupo, come la fotografia, in cui la speranza è praticamente assente e quando c’è si fa beffa degli esseri umani. L’ironia è un elemento nascosto nel film, ma si coglie in molti punti della narrazione, come in un sacchetto della spesa che contiene i resti umani con l’agghiacciante dicitura “Have a nice day!”.

Quindi l’intento della regista di mostrare la mediocrità e la drammaticità del Mid-West americano è riuscito. Il film gioca molto sull’immaginario costruito negli anni da questo particolare mondo, fatto di ballate country, alcool e parecchie droghe, sullo sfondo di una terra dimentica da tutti.

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