Universo disney: la principessa e il ranocchio

APPASSIONATA ANALISI DI UNO DEGLI ULTIMI LAVORI DI CASA WALT

L’idea è vincente: negli anni di Obama, primo presidente nero della storia, la Disney battezza Tiana, la prima eroina nera del classico per famiglie che più classico non si può. Infatti “La principessa e il ranocchio” non solo rivisita il caro vecchio sogno americano incarnato stavolta da una Cenerentola di cioccolata, ma ritorna al tipo di animazione che tanto ci era mancato negli ultimi Natali: quello fatto a mano, quello con tanti fotogrammi da far venire la tendinite a disegnatori, ritoccatori, inchiostratori e a tutti i famosi company. “Basta software, dunque, basta computer grafica e prospettive 3d per un attimo e rimettiamo mano ai pennelli per dare vita a un nuovo classico. Ce n’è bisogno. In un mondo dove tutto incanta e stanca in mezza giornata, dobbiamo al pubblico una vecchia favola illustrata” potrebbe essere stato questo il verosimile grido di battaglia di John Lasseter, nuovo direttore creativo degli Studios, soppressore di quel “regio” decreto del 2004 di quel tale Eisner che voleva film solo in CGI (Computer Generated Imagery –uno scempio per chi è cresciuto a pane e Fantasia).

Ma, signori: non ci siamo. Non è che il film non abbia incassato: ha incassato poco. Siamo ben lontani dai bagni di folla che producevano proiezioni reiterate di Biancaneve e Mary Poppins. E perché? Non credo che la “signora” Disney se lo sia chiesto e abbia fatto profonda autoanalisi. Altrimenti non si spiegherebbe il ritorno così repentino alla computer grafica con Rapunzel. Ma come? Lasseter, il restauratore, s’è già arreso? Possibile che non si sappia arrivare al nocciolo della questione? Davvero non avete capito che cosa ha reso “La Principessa e il ranocchio”, come gli ultimi classici a partire da “Le Follie dell’Imperatore” in poi, dei palloni poco gonfi? Toc, toc! Parlo con voi, dirigenti di una delle imprese più ricche e colossali del globo! Siete in ascolto?

La poetica. Manca zio Walt, miei cari. Tutto, in questa storia, parte da un sogno, ben venga. Una ragazza nera proveniente da una famiglia povera della Louisiana esprime il desiderio di aprire un ristorante e per realizzarlo è disposta a lavorare sodo. Tutto molto in linea. Ma, parliamoci chiaro: “A dream is a wish your heart makes” (un sogno è un desiderio che il tuo cuore esprime). Sessant’anni dopo spopola “The secret”. Zio Walt l’aveva già detto per bocca di una bionda. E come avviene la richiesta all’Universo? Affacciata a una finestra, rivolta a una stella. Già visto ragazzi, già visto. E Geppetto era più convincente perché si addormentava ripassando la sua preghiera. A parte il fatto che il desiderio in questione non è di Tiana ma del padre, a ben guardare (poco personale, mi vien da dire); ma qui manca il rischio, la prospettiva tangibile che la nostra eroina ne esca sconfitta. Se fosse stato vivo Mr Walter Elias avrebbe tuonato spesso “Ragazzi, ricordate che più vediamo la nostra protagonista sull’orlo della disfatta, più la gente si affezionerà a lei”. Parliamoci chiaro: a Tiana non succede niente di grave. Ok, ok: diventa una rana. Ma chi se ne frega, dal momento che mentre è in fuga nel bosco riesce a cucinare lo stesso per i suoi amici (ricordo: il suo sogno è cucinare, e… ci riesce. Anche nell’imprevisto). Grosso errore. Pensate se per un attimo lei scoprisse che con le zampe è impossibile affettare funghi, non darebbe più sapore alla zuppa? Perché questo cartone è una zuppa. Con tanti ingredienti saporiti, presi singolarmente ma che insieme non combinano. Dov’è nascosto il dramma? Perché non abbiamo visto il padre di Tiana morire mentre tenta di costruire il suo ristorante? Sarebbe stato uno stimolo ulteriore a seguirla nei suoi tentativi. Ma Tiana lo sa già che ce la farà, non dubita. Tantopiù che lo dice anche a sua madre. Un momento: qui c’è qualcosa che non va: non è l’adulto che dice al bambino di nutrire i suoi sogni? Adesso è il contrario, è la figlia che dice : “mamma, guarda che ce la faccio, sicuro”. D’altra parte ne ha ben donde. Tiana non vive in un mondo dove è discriminata, dove è costretta a portare stracci mentre le altre vestono di fino. Ha un’amica che i vestiti glieli presta, per giunta. Sì, perché la ricca borghese compagna di giochi presso cui sua madre lavorava è una sua amica. Qualcuno, è vero, qua e là gli fa una battuta, qualcosa tipo “voglio proprio vedere se ce la fai ad aprire un ristorante”; ma Tiana non accusa mai, non piange mai, non la vediamo mai disperata, eccheccavolo! “Cosa ti fa pensare che qualcuno vorrebbe una brutta bambinetta come te?” diceva Medusa a Penny in “Le avventure di Bianca e Bernie; e Penny piangeva, era persa, fatta, finita, il che ci stringeva il cuore in una morsa tremenda. E ci dava la forza di porci in ascolto e di arrivare alla fine del film. Ma Tiana ha solo amici intorno a se. Perfino il cattivo non vuole niente da lei; lei è solo vittima indiretta di un incantesimo ai danni di un principe fallito da parte di questo buffo cartomante che fa riti vodoo e che desidera le ricchezze del papà di Lottie, l’amica bionda di Tiana. Madame Tremein – la matrigna di Cenerentola per chi non ricorda nomi e cognomi- gli dava una pista. Tutt’intorno alla protagonista una girandola di personaggi con delle sottotrame esili come uno spago di Nylon. Uno per tutti il coccodrillo che vuol suonare il jazz e che dà vita ad un numero simil Balù da “Libro della Jungla” incontrato per caso in una foresta che non minaccia. Siamo al punto della storia in cui Tiana e il principe Nadine, tramutati in ranocchi, giungono appesi a un palloncino, in una palude. Lo spettatore si chiede cosa dovranno affrontare i malcapitati. La risposta è: niente. Un uccellaccio che svanisce in due secondi e dei coccodrilli simpaticoni che, non appena i due si nascondono in un buco di un tronco, si defilano. Stacco. È l’alba. Garberebbe pensare “se la sono vista brutta ed ora la quiete dopo la tempesta” ma no. Pensi invece: che noia. La foresta d’intorno non reca nulla di spaventoso. Nessun verso, nessun albero nodoso, nessuna strana forma. Un ambiente tondeggiante da parco gioco.

Comunque serve un antidoto alla magia che può fornire Mamma Odie, una strega buona che vive nel cuore della foresta. Come trovarla? Facile! Ti ci porta la lucciola Ray. E perché? Così. Tanto per facilitare le cose. Zio Walt che avrebbe suggerito? “Ragazzi, fate che Tiana, divenuta rana, assecondi il suo istinto animale e stia per mangiare Ray. Quando lui, implorandola di risparmiarlo, capisce che ha bisogno di mamma Odie ma non ha idea di dove si trovi, si offre di accompagnarla in cambio della salvezza”. Bravo Walt. Ottima idea. Peccato che sei morto. E mi rincresce specialmente per il finale ancor più balordo.

Siamo alla resa dei conti. Mamma Odie intima al principe ranocchio, responsabile della trasformazione di Tiana oltre che della propria, di baciare una principessa prima di mezzanotte. Facciamo che i cattivi sono stati già battuti (senza troppo sforzo) e che è l’unico nodo –o fiocchetto- della trama rimasto da sbrogliare. Ora: Lottie, l’amica di sempre di Tiana, è la figlia del re del Carnevale o giù di lì e questo fa di lei una principessa fino alla fine del Carnevale che termina a mezzanotte (dico io: di tante principesse…) ma il principe non fa in tempo a baciarla per via di alcune riluttanze date da un “inaspettato” amore per Tiana; questo non lo getta nella disperazione ma anzi: fa sì che i due animali salterini convolino a giuste nozze. Durante il matrimonio, al momento del bacio della sposa, che succede? I due tornano umani perché nel momento in cui Tiana diventa la moglie del principe lui si trova automaticamente a baciare una principessa. Resta insoluta una questione: non era entro la mezzanotte che doveva consumarsi il rito baciereccio? Zio Walt, tu dall’aldilà che dici? “La soluzione era facile: bastava che non si avesse troppa paura delle accuse di razzismo e gli autori facessero sì che Lottie non fosse così amichevole con Tiana, bensì gelosa di tutto quello che ha per intelletto e talento nonostante sia figlia di una serva nera e che non potrà mai acquistarsi con i soldi; solo quando avesse visto Tiana davvero sconfitta, sul punto di perdere il vero amore e il proprio sogno avrebbe potuto redimersi, baciare il principe entro la mezzanotte e… colpo di scena, cederlo a Tiana. Se proprio volevano un –E vissero felici e contenti- d’effetto, dovevano finirla qui.” Comunque Tiana lo apre il ristorante. Non avevamo dubbi.

Scritto da Simone Leonardi

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