Silvio forever: recensione docu-film

RITRATTO AUTOBIOGRAFICO DELLE “SUE” GESTA: ONE MAN SHOW

È inevitabile! Ogni volta che si pronuncia il nome di Silvio Berlusconi, l’Italia si divide in due: una frattura che da due decenni è più evidente della secolare lotta tra il Nord e il Sud. Quindi era già scritto, prima ancora che qualcuno visionasse l’intera pellicola, che il documentario “Silvio Forever”, diretto da Roberto Faenza e scritto da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, autori de “La Casta”, scatenasse infinite polemiche. Eppure il film racconta in un modo nuovo il personaggio Silvio Berlusconi. Non era mai successo di sentire l’attuale Presidente del Consiglio raccontare la sua vita in prima persona, attraverso le sue stesse dichiarazioni, sapientemente montate, uno dietro l’altra. L’operazione certosina, portata avanti dai quattro autori, è stata quella di recuperare tutte le interviste, le immagini di repertorio, gli interventi in parlamento, i comizi, le interviste televisive del protagonista della storia politica ed economica italiana degli ultimi anni.

Il primo pensiero, che si potrebbe avere, potrebbe essere: “Ecco l’ennesimo attacco al Premier!”. La risposta è sorprendente. Il film non è un atto di accusa, non è fazioso, non è comunista: è una autobiografia, non autorizzata, ma sempre una autobiografia, in cui un protagonista si racconta, dall’infanzia all’età matura. Quello a cui si assiste è una sorta di romanzo di formazione, tra aneddoti reali e fantasiosi, per tracciare un quadro di Silvio Berlusconi. L’idea di far raccontare parte della storia alla voce fuori campo del Presidente del Consiglio (magistralmente imitata da Neri Marcoré) è il trait d’union, per dare uniformità a tutta la vicenda.

Del resto di Silvio Berlusconi sappiamo tutto, anzi di tutto e di più. Questo documentario è una sorta di bignami, un riassunto della storia del nostro contraddittorio Paese negli ultimi anni. In una carrellata di immagini e video abbiamo i primi anni della tv privata, i primi comizi, le prime elezioni, la celeberrima discesa in campo, fino ad arrivare alle situazioni più goliardiche: i ricordi, le barzellette, le belle donne e soprattutto la canzoni cantate ovunque, perfino ad una riunione con i capi di governo di tutta Europa.

Tra amici e nemici, ripercorriamo le tappe principali della vita di un uomo che, nel bene o nel male, è riuscito a far diventare tutto una soap opera con il suo essere vanesio, megalomane, egocentrico, superuomo nietzschiano. Il ritratto che ne fanno i quattro autori è abbastanza super partes, anche se c’è un sottotesto di ironia che verrà colto soprattutto dai simpatizzanti di sinistra. Ma non è detto che la pellicola non possa piacere anche a chi in questi anni ha osannato l’uomo più amato, e allo stesso tempo odiato, d’Italia. Ciò che importa veramente è che non si deve trasformare “Silvio Forever” in una bandiera contro Berlusconi. L’intento dell’arte è quello di far riflettere, per sovvertire il potere c’è, a volte è bene ricordalo, il popolo, solo e soltanto il popolo.

Alla fine del film però viene spontaneo farsi una domanda: “Ma non era meglio che il signor B. si dedicasse solamente allo showbiz?” Una domanda a cui solo i posteri potranno dare una risposta!

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