The next three days: recensione film

PAUL HAGGIS CONVINCE ED EMOZIONA ANCHE DIETRO LA CINEPRESA

The next tree days, nuova fatica registica di Paul Haggis, è ampiamente un film ascrivibile nel lungo elenco di titoli per cui la visione del trailer crea solamente aspettative distorte. Nei circa due minuti di immagini che ci presentano il film sembra quasi di assistere ad un ennesimo action-triller.

In realtà trattasi di un’analisi molto più approfondita sull’incertezza delle conseguenze delle nostre azioni e di come amore e disperazione possano spingerci ad atti irrazionali, ma non per questo sbagliati. Russel Crowe ci regala un’altra intensa interpretazione nel ruolo di John Brennan, professore universitario e marito felice, la cui vita appagante viene stravolta quando la moglie viene accusata ingiustamente di omicidio e rinchiusa in carcere per il resto dei suoi giorni. Impegnato nel dimostrare l’innocenza della consorte e nel crescere il piccolo figlio, John dimostra forza e tenacia degne di un eroe d’altri tempi. Si trasforma in pessimo mentitore, nel tentativo di rassicurare la moglie che tutto andrà bene, arrivando a mentire anche a se’ stesso su una possibile via di fuga dall’incubo in cui si trova a vivere suo malgrado.

Ritmo incalzante e pathos crescenti dall’inizio alla fine, si fa fatica a non immedesimarsi nel dolore di un uomo comune che lotta da solo contro tutto e tutti arrivando all’inimmaginabile: architettare un piano di evasione per riprendersi la vita e gli affetti ingiustamente sottrattegli. Per realizzare il suo scopo però, ha a disposizione soltanto 72 ore, il tempo restante prima che la moglie venga trasferita in un altro penitenziario.

Fin dove si spingerà John per realizzare il suo scopo? Quanto sarà disposto a sacrificare e rischiare? Un film sull’amore e su come, più di ogni altra emozione, condizioni e diriga le nostre esistenze.

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Onnivoro cinematografico e televisivo, imdb come vangelo e la regia come alta aspirazione.
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