Captain america: il primo vendicatore recensione

RECENSIONE DEL SOLDATO PERFETTO, ANIMA E’CORE D’AMERICA

Il capitano si distingue per coraggio, il capitano in guerra è il primo a scendere sul campo di battaglia, il capitano è sempre coraggioso. E chi meglio degli Stati Uniti poteva incarnare il vessillo della democrazia contro la malvagità globale del nazismo? Unite tutto questo ardore in un unico costume a stelle e strisce e avrete “Captain America: il primo vendicatore”.

Il veterano dell’avventura patinata Joe Johnston porta sullo schermo l’ultimo film Marvel dedicato ai vendicatori, che presto si riuniranno in un’unica bandiera, proprio sotto l’algido comando dell’impavido Steve Rogers, alias del supersoldato dal cuore puro. Il risultato è un film vecchia scuola, ma aggiornato con gli effetti moderni, dove il 3D non influisce minimamente sul prodotto finale e le emozioni scarseggiano un tantino.

Quello che affascina però è l’allestimento dell’impianto narrativo, la messa in scena del baraccone mediatico e le performance dei necessari caratteristi di turno, da Tommy Lee Jones (battuta cult: “I’m not kissing you”) a Stanley Tucci. Mensione d’onore poi al padre di Tony Stark, creatore delle industrie fumettistiche più famose del mondo. Il personaggio chiave, ad ogni modo, rimane quello dedito all’America inserita nel secondo conflitto mondiale ed è racchiuso nella mimica e nei muscoli possenti della torcia umana Chris Evans, forse non troppo adatto nel ruolo, perché pericolosamente vicino all’icona di perfezione fisica.

Almeno dal momento in cui nel racconto fa irruzione il prodigioso siero dei miracoli, che iniettato nel suo corpo lo trasforma nel supremo difensore del bene, mentre lo stesso somministrato al capo dell’organizzazione criminale Hydra, renderà Johann Schmidt il malefico Teschio Rosso: consigliere di Hitler e villain per eccellenza. Colui che ci ha rimesso la faccia e la sua anima si è trasformata da malvagia in dannata, perché si sa, il potere brucia e logora chi non sa gestirlo, così come accade per sceneggiatura e regia.

Troppo titubanti nel riportare a cuor leggero una rilettura moderna di un fumetto epico, quasi leggendario, specie quando Casa Marvel non si impone a sufficienza nel tratteggiare l’animo nobile del suo personaggio di punta, schiavo del coraggio e benefattore invincibile. Il film scorrazza come un giovanotto nei prati, mantiene lo spirito libero anche nei momenti di dolore e centra il bersaglio nel lancio marketing del prossimo film sui vendicatori uniti.

Con Nick Fury ormai mostrato ovunque, la storia punta forte sul flashback di partenza nei ghiacci artici, fino ad approdare in un passato vanaglorioso fatto di incertezze e promesse, un mondo in cui la Grande guerra, secondo Stan Lee, fu vinta grazie alla speranza. Quella fiducia che dall’oggi al domani uomini comuni si possano trasformare in eroi, modelli unici da seguire. Magari con scudo protettivo incorporato e tanta forza di volontà. Vero Capitano?

USA USA USA!

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