Cinema, fantascienza ed effetti speciali

TRINOMIO PERFETTO PER RACCONTARE UNA RIVOLUZIONE VISIVA

Spazio inesplorato, mondi alternativi, futuri inquietanti e svariate dosi di catastrofismo. Sono questi gli elementi chiave di cui il cinema hollywoodiano si è cibato nell’ultimo secolo abbondante, ovvero sin da quando la settima arte ha preso vita nell’occhio vetrato di una cinepresa. La magia dell’impossibile che diventa possibile si è materializzata nell’attimo stesso che storie ordinarie sono montate a cavallo delle imprese ai limiti dell’umana ragione e conoscenza, unendo mondi e varcando confini spazio temporali che hanno reso il genere fantastico uno dei più seguiti filoni della storia.

Sognare per credere, se il cinema è finzione e tutto può accadere, l’evasione dalla realtà vista comodi su una poltrona ha sempre sedotto milioni di spettatori, in ogni parte del globo, partendo dall’assunto che gli Stati Uniti sono al vertice di tale Industria e, invece, l’Italia, uno dei suoi maggiori fruitori. Volendo indagare i migliori film, che nell’intero ‘900 hanno portato ai limiti della scienza il concetto di tecnologia applicata alla fantasia, dovremo fare un balzo indietro diverse decadi e catalogare tale classifica in ordine temporale, sin da quando, dopo i Lumiere, la Francia era all’apice dell’Illuminismo artistico.

Era infatti il lontanissimo 1902 quando il più grande visionario del cinema antico, considerati i mezzi che aveva a disposizione, ovvero Georges Méliès divanta il padre degli effetti speciali firmando “Voyages Dans La Lune”, ancora oggi un prodigio tecnico. La storia, molto semplice e che potete vedere nel video postato alla fine dell’articolo, racconta il primo immaginifico viaggio verso la luna, che l’uomo riuscì a compiere sessant’anni più tardi la sua realizzazione.

Nel 1940 Hollywood introdusse l’Oscar per i Migliori Effetti Speciali e a portarselo via per la prima volta furono Fred Sersen e Edmund H. Hansen, che diedero vita a “La grande pioggia”, una tormentata storia d’amore tra Myrna Loy e Tyrone Power girata nell’allora molto arretrata India, durante un monsone “di scena”: i due ricrearono una grande inondazione che stupì pubblico e critica.

Altro salto tra le decadi del panorama cinematografico americano e passiamo al 1956, quando Cecil B. De Mille girò il kolossal religioso “I dieci comandamenti”, in cui si diede lustro al firmamento hollywoodiano a pieno regime, inscenando l’incredibile sequenza in cui Mosè interpretato da Charlton Heston, divide le acque del Mar Rosso: a permetterlo le meraviglie grafiche di John Fulton.

Passano altri dodici anni e “un certo” Stanley Kubrick chiamò il maestro degli effetti speciali Anthony M. Dawson, all’anagrafe Antonio Margheriti, per girare una sequenza complicata ambientata nell’universo. Prendeva così forma 2001: Odissea nello spazio e i famosi giochi di luce attorno al manipolo di astronauti in missione intergalattica.

Nel 1977 la Storia cambia. E’ l’anno di “Guerre Stellari”, il film che ha innalzato a livello di fantascienza a status quo dell’immaginario cinematografico collettivo, grazie al lavoro della Industrial Light & Magic, che ancora oggi vanta lavori di altissimo livello.

Una volta aperto il vaso di Pandora ecco fiorire l’Industria dell’impossibile, così nel 1982, dopo aver creato l’horrorifico Alien, l’artista Carlo Rambaldi diede vita all’essere extraterrestre più malinconico di sempre, il famosissimo E.T. a cui Spielberg regalò voce e anima. Sei anni dopo, siamo nel 1988, è Robert Zemeckis ad impressionare la comunità cinefila, facendo convivere umani e cartoons sotto lo stesso tetto: nasce “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, tutt’oggi ineguagliato capolavoro di genere semi-animato.

Nel 1991 il nome James Cameron sale alla ribalta con la realizzazione di uno dei film più costosi di sempre, “Terminator 2 – Il giorno del giudizio”, in cui gli effetti speciali superavano ogni fantasia realizzativa, attraverso l’utilizzo della tecnica morphing per dare vita al cyborg T1000.

Al termine di una lunga uscita di film in cui robotica e tecnologia si sono fuse insieme, come non citare anche “Blade Runner” di Ridley Scott ad esempio, il film che ha chiuso il 20° secolo in termini di meraviglia digitale è stato “Matrix” nel 1999. Capolavoro ineguagliato del cinema di fantascienza pura, il lavoro di John Gaeta, Janek Sirrs, Steve Courtley e Jon Thum permise nella trilogia l’utilizzo del “bullet time”, movimento rallentato di azioni ad alta sequenza adrenalinica.

Il capostipite di una nuova era, l’alba degli effetti digitali portati dalla generazione del 2000.

FINE PRIMA PARTE

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