A dangerous method-recensione

LA STORIA DELLA PSICOANALISI VISTA DA CRONENBERG, SENZA LODE E SENZA INFAMIA

Il metodo è il cuore di tutto, della vita, dello studio e se un metodo è pericoloso allora tutto si gioca sul filo del rasoio, ma bisogna stare attenti a non tagliarsi.

È su questo che si basa il film presentato da Cronenberg alla mostra di Venezia.

Jung e Freud e il loro rapporto, che da amichevole diventa ai limiti della sopportazione, per poi rompersi definitivamente.

Nel film assistiamo ai loro ragionamenti e confronti, che grazie a una sceneggiatura mai noiosa, e a tratti anche ironica, rende i due persone comuni, con i loro pregi e i loro difetti.

Tra loro ad aumentare il distacco ci sarà anche la presenza di una donna, una paziente di Jung, che sarà una delle cause della loro profonda rottura.

Il lavoro di Cronenberg oltre a trattare il tema del metodo psicoanalitico, metterà a confronto due tipologie di visione della vita completamente differente, trattando argomenti come la sessualità, la morale all’interno della società, le reazioni dell’uomo in determinati contesti e le motivazioni di determinati atteggiamenti e comportamenti.

Tutti temi importanti in una società che sta cambiando agli inizi del 900,con la prima guerra mondiale alle porte, ma in ogni caso sono tutti argomenti che potrebbero essere riportati ai giorni nostri, e trovare le stesse argomentazioni da entrambe le parti.

L’innamoramento e la relazione tra Jung e la sua paziente diventa quindi solo un pretesto per aumentare la tensione tra i due studiosi, e alimentare la linfa dei loro discorsi e discussioni cortesi e non.

A “Dangerous Method” è un film interessante che però può lasciare dei dubbi dopo la visione. Non convince la recitazione della Knightley, al contrario di un irriconoscibile Fassenberg che interpreta Jung, e dell’ironico Viggo Mortensen nei panni di Freud.

Una pellicola che non delude ma che non lascia neanche entusiasti.

Lasciamo come sempre a voi la decisione di vederla o meno, per questa volta senza invogliare, ma senza neanche sconsigliarne la visione.

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