Il volto umano di John Travolta

GENESI DI UN ATTORE-ICONA, MITO PER VARIE GENERAZIONI: CHE IL 18 FEBBRAIO 2014 COMPIE 60 ANNI

Riuscire a riciclarsi due tre quattro volte ed essere sempre una star. Questo significa chiamarsi John Travolta, attore eclettico e ballerino americano nato ad Englewood, nel New Jersey, 57 anni fa. Attore simbolo del disco-movie anni 70, ora Travolta è una delle stelle riconosciute del planetario hollywoodiano, nonostante la prematura scomparsa del primogenito Jett gli abbia fatto decidere di staccare per un pò, salvo poi tornare ad onorare il suo mestiere.

Figlio di Salvatore ed Helen Travolta, già a 16 anni John ha cominciato ad esibirsi, sul palcoscenico dello scantinato di casa, davanti alla propria famiglia. E quale miglior critico se non i parenti? Ecco che superato il test casalingo, a 18 anni inizia la sua vera e propria carriera d’attore, esordendo nello spettacolo di off-Broadway “Rain”.

Parte in questo modo la figura leggendaria di John Travolta, ballerino formidabile che incantava sui set dei grandi musical dell’epoca, quelli che gli hanno regalato fama planetaria. Dopo l’esordio horror in “Carrie – lo sguardo di satana”, pellicola cult underground di Brian De Palma, Travolta prende parte a “Grease”, spettacolo teatrale errante portato nel 1978 sul grande schermo da Randal Kleiser. Che faceva seguito al bagno di pubblico rappresentato da “La febbre del sabato sera” e da “Stayin alive” (1983, diretto da Sly Stallone), film di stampo chiaramente musicale in cui John strabiliò nelle sue performance, tanto da meritarsi due nominations ai Golden Globes, proprio mentre entrava nella cronaca mondana per la sua relazione con l’attrice Diana Hyland, di diciotto anni più grande di lui (conosciutisi sul set del film tv “The Boy in the Plastic Bubble”, 1976).

Quando la Hyland muore di cancro, John, sconvolto, si ributta nel lavoro, rifiutando numerose proposte che poi si riveleranno dei successi, ma al contempo quelle stesse scelte lo rinchiusero nel ruolo, come capita a molti attori che vengono riconosciuti solo per il personaggio più famoso della loro carriera, vedesi Mark Hamill per Luke Skywalker e John Travolta per Tony Manero appunto. Inizia così la sua parabola discendente, all’apice della carriera, in cui Travolta si confronta con ruoli minori e produzioni a basso budget (“Urban Cowboy”, “Perfect”, “Due come noi”), ma anche quando lavora con registi del calibro di Brian De Palma le cose non vanno diversamente e la loro seconda collaborazione in Blowout (1981) è un pesante flop al box office. In un attimo una leggenda diventa comparsa da home video e nemmeno altri lavori come “Gli esperti americani”, “Nella tana del serpente” e “Teneramente in tre” ne risollevano l’immagine compromessa. Periodo difficile gli anni 80 per il buon John, che però ha abbastanza talento e voglia di arrivare da non perdere la calma e, copione sbagliato dopo copione, lentamente risale la china.

Ecco così che alla fine del decennio “maledetto”, oltre a prendere il brevetto da pilota privato, arriva il copione di “Senti chi parla” (e il suo sequel “Senti chi parla adesso”) e la sua figura un po’ stazzonata di bravo genitore con figlio (parlante) al carico trionfa ai botteghini, restituendo credibilità all’attore e rilanciandolo sul palcoscenico internazionale. Altra storia gli anni 90, infatti l’allora giovane promessa del cinema, tale Quentin Tarantino, gli affida il ruolo di Vincent Vega in “Pulp Fiction” e John non delude i fans. Capolavoro del cinema pulp, gran parte del successo lo deve proprio ai brillanti duetti tra Travolta (candidato agli oscar 1994) e il suo compare Samuel L. Jackson.

John torna ad essere Tony Manero versione killer e il suo cachet torna a lievitare, oltre al fatto che non sbaglia più un colpo in fatto a scelte e diventa un’icona villain di pellicole spettacolari e/o thriller firmati da Hollywood e dintorni. E la storia continua…

 

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