Warrior: pareri opposti sul film

LA REDAZIONE SI METTE A CONFRONTO SUL FIGHTING MOVIE

Il marine Tommy Conlon, tormentato da un tragico passato, torna a casa dopo quattordici anni per chiedere a suo padre di aiutarlo ad allenarsi per partecipare a “Sparta”, la più grande competizione di arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan, ex-lottatore diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria.

1-QUALE TIPO DI PUBBLICO POTREBBE CONQUISTARE? 
2-MANTIENE LO STILE CINEMATOGRAFICO DEL GENERE FIGHTING? 
3-LO CONSIGLIERESTI MAI? 

 

1.SIMONE BRACCI: Chiunque ami il romance-drama, specie di stampo contemporaneo. Dove la lotta sul ring si fa metafora sociale, sicuramente un pò semplice, ma allo stesso tempo carica di emozioni e sfumature che piacerenno a moltissimi giovani. Gli adulti, invece, si godranno le scene di lotta e il lato umano dei protagonisti, fratelli agli antipodi.

1. GIANLORENZO LOMBARDI: Fortunatamente “Warrior” non è la copia del recente “The Fighter” col premio oscar Christian Bale e Mark Whalberg, ma purtroppo non è neanche uno di quei film che lascia col fiato sospeso per le sue due ore di durata. 

 

2. SB: Decisamente, per oltre due ore la catarsi drammatico familiare ci porta all’inevitabile scontro di una stessa generazione separata per cause che non spettano ad adolescenti. Il loro posto è nel ring, ma le motivazioni sono differenti. Tom Hardy un animale da lotta, il fratello maggiore con un disperato motivo per combattere. E intorno un microcosmo di personaggi cinematograficamente impagabili, come il coach Fontana. 

2. GL: il nuovo film di Gavin Hood, già regista del mediocre “Pride and Glory”, è un polpettone ultra-macho che per gran parte della sua durata affronta tematiche che neanche una serie televisiva di cinque stagioni riuscirebbe a trattare: si va’ dal conflitto tra fratelli all’incomunicabilità col padre, dalla ricerca di redenzione alla guerra in Iraq e in più c’è pure la crisi economica. Sembra di trovarsi a una versione rinforzata col testosterone di Beautiful. 

 

3. sb: Lo consiglierei a chiunque abbia il desiderio di scrollarsi di dosso la stanchezza del lavoro e scaricare la tensione attraverso gli occhi e le mani dei due lottatori. Un bel film intenso e senza fronzoli, da vedere senza dubbio. 

3. GL: Cosa c’è dunque da salvare in Warrior? Fortunatamente abbiamo due ottimi protagonisti, ma non lo consiglierei perchè per godersi un pò di lotta, uno si deve sorbire ore e ore –almeno così sembrano- di retorica stelle e strisce. 

 

Scritto da Simone Bracci e…

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