Il giorno in piÙ: l’epopea di fabio volo

DAL LIBRO AL FILM: ANALISI DI UNA TRASPOSIZIONE COMPLESSA

Harry, Sally, Milano, New York e la serendipità. Spremuti insieme fanno un’aranciata di sentimenti e schermaglie d’amore che in questi tempi moderni fanno rima con Fabio Volo e, più precisamente, con il suo ultimo film che lo vede in veste di interprete e creatore: “Il giorno in più”. Accanto ad una radiosa Isabella Ragonese e ad un cast che contorna bene l’alone etereo di quelle emozioni sfiorate e mai toccate veramente.

Il celebre scrittore e qui attore ha presentato la sua ultima fatica cinematografica, tratta appunto dall’omonimo libro che ha venduto oltre un milione di copie ed è stato tradotto in 18 lingue. Diretto da Massimo Venier, l’opera è un saggio generazionale tra passato e presente, tra un futuro possibile (in America) e un remoto vecchio e stanco (l’Italia, sempre vista come punto di partenza). Pur nella commedia leggera, il tono da film d’autore risuona nelle parole del suo eclettico protagonista.  

Mister Bonetti? No, Giacomo Pasetti? Nemmeno, ma Fabio Volo, mattatore della scena italiana dell’intrattenimento mediatico (altro che Fiorello), che dichiara: “La nostra generazione di trentenni non è di bamboccioni e spaesati, stiamo solo vivendo la difficoltà di essere ciò che siamo e di relazionarci agli altri. I miei personaggi non hanno la sindrome di Peter Pan ma mettono se stessi al centro, hanno desideri reali, non indotti come sposarsi e fare figli”.

Protagonista del film, sostanzialmente differente dalle pagine del romanzo, è Giacomo, un 40enne che non riesce a fidanzarsi, che passa di donna in donna, senza un rapporto minimamente stabile e soprattutto duraturo. Durante i suoi tragitti in tram per andare in ufficio incontra ogni mattina una ragazza di cui si innamora quasi senza accorgersene. Il problema sarà trovare il coraggio di conoscerla…fino alla scoperta della sua imminente partenza per New York, dove vorrebbe cambiare vita.

il giorno in più L’incontro-scontro con la realtà di un rapporto, il relazionarsi con l’altro, partner o compagna per la vita, il coraggio di mettersi in gioco per davvero e lasciarsi indietro il ricordo di se stessi è ciò che accompagnano sottotraccia lo spettatore, in un gioco di luci degno dell’estetica cinematografica anni 70. Nel salto profondo dagli Usa al manierismo italiano e viceversa, il film occhieggia ad un cinema globale col respiro tutto tricolore dell’amore in senso lato. Possibile ma difficilissimo da trovare.  

Sceneggiatori e adattatori hanno fatto un gran lavoro per far risaltare le qualità del film, che diverte e fa sospirare i grandi sognatori, ma hanno perso nella rotta verso la Mela il motore narrativo del libro: quel sentimentalismo esasperato che ne è stata la vera forza . E che si abbina perfettamente al volto malinconico di Fabio Volo. Versione grande schermo.

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