Motion capture: letteri, serkis e la weta

IL SUPERVISORE DELLA WETA CI SPIEGA I TERMINI TECNICI

Il termine motion capture, stando al dizionario web 2.0, indica il processo stesso di acquisizione del movimento, utilizzato al giorno d’oggi nel cinema digitale ad alto budget. Come funziona? È un sistema di più telecamere che emettono marker di luce, ovvero piccole sfere di materiale riflettente che illuminano il volto dell’attore, riproponendolo (come da immagine) in formato d’animazione.

Questa tecnica si realizza grazie all’utilizzo della Moven, una tuta prodotta dalla Xsens per l’analisi real-time e la cattura dei movimenti del corpo umano senza alcun vincolo derivante dall’impiego di telecamere, che impedirebbero i movimenti nella simulazione cinematografica.

Ultimi due lavori, anzi faremmo bene a dire mega produzioni con taglio in motion capture sono state nell’ordine due film molto apprezzati da pubblico e critica. 

 

► Le avventure di Tintin – Weta Digital

Per catturare l’essenza del personaggio dei fumetti Herge artista, il capo progettista Joe Letteri e il suo team hanno fatto un attento lavoro di progettazione con tecniche di performance-capture.

“Stavamo cercando di creare personaggi che sembravano vivi anche negli aspetti più impegnativi”, ha dichiarato in una recente intervista.

► L’alba del pianeta delle scimmie

La Weta ha puntato molto sull’interfaccia con l’ambiente in cui operano i protagonisti, da quello naturale al laboratorio scientifico, all’Osservatorio. “Cesare (Andy Serkis) non ha quasi nessun dialogo, quindi è tutto fatto con le sue espressioni facciali. Per questo abbiamo fatto ricerche approfondite sullo sguardo, sulla fisicità…tutto in funzione della sua performance.

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