COME E PERCHÈ LE NOMINATION SONO ANDATE NEL “SOLITO STRANO” MODO
L’emozione degli Oscar si legge nei volti dei milioni di appassionati che affollano mondo e web, anno dopo anno si consumano fiumi di inchiostro per dipingere o tentare di farlo la notte più glamour che il cinema conosca. Poi, circa un mese prima della serata di premiazione, arriva il momento delle nominations, nemmeno fosse un grande fratello di natura chic, al termine delle quali arriva inevitabile un sentimento: delusione.
Com’è possibile? Perché mai? Ma che diamine? Tutte domande legittime, pur nei suoi variegati improperi da porto di Singapore, eppure una cosa è chiara. Non sono mai come ce le aspettavamo, manca sempre qualcosa o qualcuno, le selezioni di natura palesemente politica (la selezione ha uno statuto migliore dell’Afghanistan….) non convincono mai del tutto, anzi fanno decisamente imbestialire la maggior parte del pubblico in estatica attesa per “tifare” i propri beniamini.
Deciso a capire le candidature ufficiali di quest’anno vediamo i film in competizione, che l’Academy 2012 ha pensato bene di mandare in finale, senza dare un parere, ma fornendo una semplice descrizione:
-War Horse di Steven Spielberg
-The Artist di Michel Hazanavicius
-Moneyball di Bennet Miller
-The Descendants di Alexander Payne
-Tree of Life di Terrence Malick
-Midnight in Paris di Woody Allen
-The Help di Tate Taylor
-Hugo di Martin Scorsese
Analizziamoli velocemente, War Horse è sicuramente un film che Hollywood ama. Pur non essendo ancora arrivato da noi (uscita 17 febbraio), racconta quella favola d’amicizia tra un ragazzo e il suo cavallo, con il prode Spielberg tornato ai suoi temi più cari: la guerra e una storia strappalacrime.
The Artist è il nostro candidato di punta, furbetto, ben girato, muto con passione e ardore: una vera meraviglia per gli occhi, il racconto del declino nell’America della Grande Depressione di un attore famoso, sconfitto dall’avvento del sonoro.
Hugo è un’opera fantasy ben costruita e favolisticamente ineccepibile, ma con l’anima piuttosto monocorde dello Scorsese ultima maniera, quello da pensione e pantofole.
Tree of life è il film più controverso, intenso, viscerale e poetico, a tratti noioso, il summa di una carriera firmata da Malick con estremo coraggio e fuori dagli schemi. Possibile outsider o semplice regalo nella nomination?
Midnight in Paris è una graziosissima pellicola di quel genio occhialuto di Woody Allen, che ci regala una perla dopo l’altra con cadenza annuale. Pur bucando in passato, stavolta torna ai suoi fasti, ma difficilmente avrà chances.
The Help invece è la grande incognita che risponde al quesito “perché i film a sfondo razziale”, anzi contro i pregiudizi di un’America arcaica, vengono ancora così lodati. Centinaia di film migliori sono stati prodotti negli anni, quindi bocciato.
Moneyball è frizzante, gustoso, appassionante e con un Pitt in piena verve da Oscar, come ai tempi di “Ocean’s eleven”, ma la guerra è dura e non siamo sicuri vincerà l’ultimo game.
The Descendants di Payne sfoggia il lavoro di un Clooney che fa il Clooney senza sobbalzi, il suo dovere, la sua bravura nasce dal talento e circonda una storia semplice ed efficace. Ma troppo esile per lo sprint finale.
Infine, Extremely Loud and Incredibly Close, il caso dell’anno perché tocca nel triste anniversario dell’11 Settembre una ferita ancora apertissima. Ma lo fa con classe e saggezza, quasi un dovere inserirlo, seppur privo di quegli elementi di attrattiva totale per alzare al cielo la statuetta d’oro più ambita.
In tutta questa sinfonia di nomi e titoli, però, ne manca uno che nell’annata appena trascorsa ha segnato qualcosa di unico nel piattume istituzionale elargito dall’Industria nel suo genere: Drive di Nicolas Winding Refn.
Il nostro miglior film del 2011…senza inganno e senza trucco!