Inhumane resources: recensione corto

BREVE FILM ORWELLIANO DI MICHELE PASTRELLO VISIBILE DIRETTAMENTE IN RETE 

Da tempo la sala cinematografica non è più l’unica occasione distributiva per un film. Una fetta di pubblico la boicotta e molti buoni prodotti nemmeno vi arrivano, tanto vale allora, tentare altre strade. Molti registi optano per questa soluzione, compreso Michele Pastrello, autore di cortometraggi indipendenti (come Ultracorpo e Nella mia mente) che ha scelto di auto-distribuire il suo ultimo lavoro direttamente su internet. Inhumane resources è infatti interamente disponibile online a costo zero.

Un ambiente desolato, periferico, due donne e due uomini vestiti con anonime camicie bianche e cravatte nere si danno la caccia, tutti contro tutti in un inseguimento continuo. Durante i 21 minuti del film, vediamo spesso delle soggettive dei personaggi: capiamo che non corrispondono ai loro sguardi ma a dei piccoli occhi meccanici che portano addosso. L’alone di mistero è denso, il corto è pressoché muto e l’autore ci svelerà tutto (o quasi) solo alla fine.

Un po’ come Ivan Zuccon, Michele Pastrello ci dice (anzi ci mostra) che ama il cinema statunitense di genere. Il suo corto è decisamente internazionale (girato in inglese per altro) tecnicamente parlando: la camera a mano segue i continui spostamenti dei personaggi, corre con loro, rendendo la visione instabile e la tensione sempre maggiore ogni minuto che passa. Musica e montaggio danno alla storia un ritmo piuttosto sostenuto che immerge lo spettatore nell’atmosfera di minaccia continua che vivono i personaggi.

Scritto, diretto, montato e musicato da Pastrello, il corto si apre con una citazione Orwelliana da 1984 che è un chiaro riferimento alla scelta di conformarsi ad un sistema di totale controllo. L’occhio meccanico che i personaggi hanno addosso non è certo casuale; in realtà le letture potrebbero essere molteplici: l’occhio del Grande Fratello, l’occhio della macchina da presa e più in generale una metafora della visione fisiologica e cinematografica. Direttamente dallo scrittore inglese viene anche la sottile critica sociale e l’attenzione ad un’attualità che dovrebbe essere migliore. Il regista allestisce una “fattoria degli animali” declinata in action movie coniugando bene denuncia e stile del fare cinema.

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