Paris: il favoloso mondo del cinefilo

A BREVE DISTANZA ESISTONO DUE MONDI A PARTE, UNO ALL’AVANGUARDIA L’ALTRO ANCORATO AL MEDIOEVO

Un cinefilo che ha sperimentato 7 mesi della propria vita nella Ville Lumière (come il sottoscritto), una volta che viene ricatapultato nella Capitale, si sente per un attimo perso per poi realizzare di essere tornato in un paese che in quanto a cultura cinematografica è proprio nel terzo mondo. Per il momento concentriamoci solo su questo senza fare divagazioni sulla politica, l’economia, l’amministrazione… Cerchiamo di fare il punto della situazione sul semplice ‘andare al cinema’ a Roma e a Parigi.

Apriamo un qualunque giornale e diamo un’occhiata alla lista dei cinema della nostra capitale. Affollano le sale film italiani simil-Vanzina (o peggio) e i blockbuster dell’ultima ora. Poi per fortuna ci sono anche piccoli film d’autore europei e se va’ bene un film asiatico. Tutto doppiato, ma siamo italiani, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Poi se vediamo meglio una sala che fa i film in versione originale esiste ancora. Ha le sedie più scomode del centro storico, ma un vero cinefilo non guarda a questi dettagli.

E se mi volessi vedere un classico al cinema? Qui la situazione diventa difficile. Saranno due o tre i cinema che propongono retrospettive su grandi registi del passato, ma bisogna stare sempre attenti al loro sito in attesa di quel capolavoro che non abbiamo mai visto o avevamo in una cassetta registrata ai tempi delle medie e che non rivediamo da quel lontano periodo.

Apriamo invece l’Officiel o il Pariscope, la rivista delle uscite culturali di Parigi. Qualche differenza? (…) Diciamolo. Gli spettatori francesi sono tra i più fortunati al mondo. Ogni settimana escono almeno una decina di film interessanti, una parte costituita da classici del passato restaurati che di solito passano nelle sale del Quartier Latin, vera e propria mecca per gli appassionati. Basti pensare che in una sola via di questo quartiere(rue Champollion) ci sono tre cinema (ognuno con più sale), uno attaccato all’altro, che proiettano ininterrottamente film di Godard, Renoir, Truffaut, perle del cinema muto e talvolta anche qualcosa del nostro cinema.

Riguardo le nuove uscite, poi allo spettatore viene lasciata la scelta se guardare un film in versione originale o doppiato. Ma le sale che proiettano quest’ultimo genere di film sono sempre meno. E se domandi alla collega di lavoro o al primo che passa per strada quale preferenza abbia sulla lingua del film, lui ti risponde sempre: la versione originale.  Ovvero la versione concepita del regista in prima fase. La gente non sta lì a domandarsi se sia meglio guardare il film o leggere i sottotitoli. Si tratta di un problema che passa in secondo piano, visto che Tutti ci hanno fatto l’abitudine. Poi c’è l’imbarazzo della scelta se vedere l’ultimo kolossal della Paramount, il film coreano che ha fatto parlare di sé nei festival di mezzo mondo o il documentario sulle prigioni vietnamite che ti fa uscire dalla sala con lo stomaco distrutto.

Il fatto che qui in Italia c’è stato, c’è e ci sarà sempre il monopolio del doppiaggio che non permetterà di farsi una vera cultura cinematografica allo spettatore casuale mi fa ancora rabbrividire. Allora in questo caso c’è da dire: per fortuna c’è il Web. O ancora meglio: per fortuna che c’è Parigi.

PS: In Francia peraltro c’è anche una tessera che per soli 20 euro al mese ti permette di andare in quasi tutti i cinema di Parigi quante volte vuoi. Non scherzo, funziona, io almeno ne ho fatto uso Troppe volte. Qui in Italia sarebbe impensabile una cosa del genere…

GIANLORENZO LOMBARDI

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