Rock of ages: recensione film musical

BRILLANTE, IMPETUOSO, SCONTATO E DIVERTENTE, NON SI POTEVA CHIEDERE DI PIU’ AD UN MUSICAL ROCK

Il rock, quello vero, scorre sempre impetuoso nelle vene di chi si concede al dio della musica. Potente ed elettrizzante muove cuori ed anime di chi vuole o vorrebbe vivere la propria vita con una costante estasi selvaggia. Se vi riconoscete in questa descrizione, sappiate che è stato proprio tale input ad aver spinto sceneggiatori e produttori a portare sullo schermo un recente successo di Broadway. Quel Rock of Ages che tramanda alle generazioni future il testamento delle grandi band anni 80, che tanto hanno regalato al mantra rock n’roll, sia in termini musicali, sia in termini di icone del grande schermo.

L’ultima, in ordine di tempo, è Stacee Jaxx, volto, smorfie e sessualità esplicita di un fenomenale Tom Cruise, di cui è appena partita al campagna promozionale per l’Oscar 2013 come miglior attore non protagonista. Pur essendolo praticamente, mangiandosi la scena ad ogni inquadratura e dominando il palco atto dopo atto, ben supportato da un mastodontico cast: Paul Giamatti (ormai esauriti i complimenti per lui…), Catherine Zeta Jones (impeccabile) e un Alec Baldwin che non ti aspetti (autoironico e in gran forma), oltre ad un Russell Brand calato nella parte e alla fiammeggiante Malin Akerman, giornalista e seduttrice retrò.

Si ok, la storia è quella di Sherrie, bionda sexy e brava ragazza, sbarcata dall’Oklahoma nella Los Angeles del 1987, ma non focalizziamoci su di lei. Ad interpretare la giovane sognatrice è Julianne Hough, copia esatta di Christina Aguilera, che giunge quasi per caso a lavorare nel tempio del rock di LA, il Bourbon Club. Lì conosce il barista Drew, aspirante rockstar che la incoraggerà a cantare e a seguire i suoi sogni, pur col vento di cambiamento che stava per arrivare nell’industria discografica dell’epoca.  Smetterà di crederci o continuerà fino a raggiungere il successo?

Tutto risaputo, tutto prevedibile, ma la goduria delle canzoni di Journey, Bon Jovi, Twisted Sisters e molti altri gruppi, pur riadattate nel genere musical che l’America tanto ama e quindi più pop-olari del solito, rendono il film un’operazione commercialmente efficace e divertentissima, come nelle intenzioni del regista Adam Shankman che spinge l’acceleratore sul gigionismo eclettico di Tom Cruise, menzione d’onore per il suo ritratto da rockstar.  

Lui è la vera anima wild del copione, un iguana trasformista che tratteggia con ironia e furbizia una maschera inesistente ma concreta, a tal punto che siamo propensi a credere ancora oggi avrebbe schiere di fan pronti ad assalirlo e svariate milioni di nostalgici ad apprezzare la “sua” buona musica. Chi non si ritrova nella musica contemporanea andrebbe sicuramente ad un concerto degli Arsenal capitanati dal loro leader Stacee Jaxx. Lui rappresenta il Rock nudo e crudo. 

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