Spunti di riflessione per un cinema che non va

IN ITALIA PROLIFERA IL FENOMENO DEI CORTOMETRAGGI: QUALI LE CAUSE?

Di ritorno dalla piacevole esperienza in terra sarda per il Figari Film Fest, continua a balenarmi nella mente un quesito, una riflessione, emerso durante una delle tavole rotonde con gli autori organizzata dallo staff della rassegna. Si parla tanto del fenomeno della rivalutazione e soprattutto della proliferazione dei cortometraggi in Italia. Produzioni che si moltiplicano e che ormai si fa fatica a quantificare, con sempre più giovani, ma non solo, che decidono di cimentarsi e sperimentare la propria vena artistica. 

Peccato però che molti di questi lavori, specialmente quelli più meritevoli, non trovino poi gli spazi adeguati per essere apprezzati, finendo presto nel dimenticatoio dopo la momentanea sbornia nel caso di qualche premio importante vinto. La domanda sorge allora spontanea: perché in Italia si continuano a girare cortometraggi???

Al netto dei (pochi) soldi guadagnati a fronte di premi e altri concorsi, prendendo in considerazione produzioni con budget elevati, si fa fatica a ritrovare un motivo economico che giustifichi tali investimenti. Inoltre, se si escludono i rari casi di progetti con finanziamenti o budget di un certo livello, la possibilità di girare con macchine digitali, e magari anche cellulari di ultima generazione, ha fatto sì che sempre più giovani cineasti s’improvvisino Spielberg per un giorno, portando avanti progetti no budget.

I siti internet di settore pullulano di annunci in cui si richiede la disponibilità a lavorare sostanzialmente gratis. Siamo alla solita storia italiana: che si tratti di stage non retribuiti o opportunità di collaborare a progetti cinematografici, il lavoro non viene adeguatamente ricompensato. Anzi, il richiedere figure professionali specializzate senza poter altresì garantire una retribuzione è un insulto bello e buono al concetto stesso di lavoro. Bisogna dirlo una volta per tutte: il lavoro, di qualunque forma esso sia, va pagato! E ripetiamolo ancora per imprimere bene il concetto: il lavoro va pagato!!!!

Ora che abbiamo toccato un altro punto spinoso di questo piccolo grande problema chiamato cinema indipendente, torniamo ad affrontare il tema esposto in apertura. Nel nostro paese lo spazio e le attenzioni (anche e soprattutto economiche) dedicati alla cultura occupano un ruolo sempre più marginale. Non si investe più in quello che viene considerato un settore di nicchia, capace invece di generare guadagni consistenti a fronte dei pochi soldi che si decidono di mettere sul piatto.

In Francia ne sanno qualcosa. La loro industria produce quasi 400 titoli l’anno, lo Stato destina fondi per un ammontare importante all’industria cinema, e ai cortometraggi dei giovani cineasti, finanziati con soldi pubblici, vengono garantite un minimo di proiezioni in sala prima di altri titoli più conosciuti. 

Tutto ciò accadeva anche in Italia non molto tempo fa, con leggi dedicate alla materia, prima che disinteresse e mala gestione portassero alla situazione attuale. E di certo non aiutano in tal senso i sempre più complessi e poco funzionali bandi del Ministero per le Attività e i Beni Culturali. L’organo che dovrebbe facilitare l’accesso alla carriera dei giovani aspiranti registi, finisce col diventare un ostacolo all’effettiva valorizzazione di storie e progetti validi. Persi tra la burocrazia e l’impreparazione dei funzionari delle commissioni giudicanti, tutti coloro che si affacciano a queste mondo con soltanto le proprie forze, rischiano di perdersi.

CORTO
Nonostante tutte le problematiche evidenziate finora, i cortometraggi prodotti in Italia ogni anno sono numerosissimi. Come spiegare quindi questo fenomeno? Forse il problema è a monte: troppe persone si iscrivono ogni anno a facoltà o corsi dedicati a questa bellissima arte e stiamo parlando non soltanto di chi si dedica alla parte della regia o della fotografia, ma anche di chi decide di specializzarsi nel video editing piuttosto che nel mixaggio audio. Con l’inevitabile conseguenza tanto del fenomeno della disoccupazione, quanto del tentativo di sbarcare il lunario lavorando (no budget) per realizzare un proprio progetto. 

Di fenomeni alla Spielbelrg ne nascono uno ogni molti anni. E se è pur vero che la fortuna aiuta molte volte gli audaci, per ridare lustro e nuova visibilità ai tanti talenti che sono in cerca di successo è necessario prima di tutto un segnale forte e chiaro dalle istituzioni pubbliche, così che anche da noi i meritevoli possano essere adeguatamente valorizzati. 

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Onnivoro cinematografico e televisivo, imdb come vangelo e la regia come alta aspirazione.
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