La nave dolce: recensione

EMOZIONANTE DOCUMENTARIO DI DANIELE VICARI SULLO “SBARCO DEI VENTIMILA”

GENERE: Documentario

USCITA: 8 novembre 2012

La Vlora sbarca al porto di Bari l’8 agosto 1991 con a bordo più di ventimila albanesi. Si tratta di una nave mercantile costruita negli anni sessanta, non certo allo scopo di essere assalita trent’anni dopo da una folla colossale di persone desiderose di scappare da un paese in cui non c’è libertà. Il cosiddetto “sbarco dei ventimila” diventa presto caso mediatico in Italia come in Albania: la vicenda è seguita da tutti i media, dall’accoglienza dei passeggeri, fino al loro respingimento.

Daniele Vicari dedica un film a questo importante (se non per effetti almeno per entità) episodio della storia dell’immigrazione in Italia, costruito nel modo più classico ma con occhio indubbiamente moderno. Come ogni documentario “canonico”, anche La nave dolce si costituisce di interviste fatte al giorno d’oggi ai protagonisti della vicenda raccontata e di filmati originali, “autentici”, dell’epoca in questione. Vicari però mette del suo in ognuno dei due elementi: gli ex passeggeri e i baresi che si sono occupati dello sbarco, si rivolgono ad un interlocutore fuori campo, su un fondale perfettamente bianco in netto contrasto con i tanti colori forti e reali dei filmati delle emittenti televisive albanesi e italiane.

È poi sulle immagini di repertorio che l’autore, insieme al montatore Benni Atria, agisce maggiormente: oltre al montaggio dei filmati (che di per sé è già una manipolazione del materiale originale) secondo le esigenze narrative, Vicari vi aggiunge dei suoni irreali e amplificati, un po’ alla maniera di Stanley Kubrick in Arancia meccanica. Piccole ma efficaci accortezze che trasfigurano ulteriormente la realtà dei fatti.

Non è solo grazie alle immagini che La nave dolce risulta un documentario di forte impatto: una menzione speciale va fatta per la colonna sonora di Theo Teardo che compone un tappeto musicale continuo davvero suggestivo. A parte rarissimi casi, il film non è mai silenzioso, le nostre orecchie non hanno un attimo di pace e noi non possiamo riprendere fiato; siamo incredibilmente coinvolti, grazie alla fusione di immagini e musica, nella vicenda di sbarcati e soccorritori di cui forse non abbiamo mai nemmeno sentito parlare, ma che ora ci sembrano vicinissimi.

L’operazione di Daniele Vicari entra nel merito della questione finzione/realtà, film/documento, racconto/testimonianza. Attraverso il racconto filmico si dà inevitabilmente una versione dei fatti, non si può essere oggettivi e si indirizza il favore o il dissenso del pubblico, allontanandosi dallo statuto del documento (che dovrebbe essere imparziale ma è praticamente impossibile); sta allora a chi guarda, pur vivendo le forti emozioni che il film trasmette, trovare una certa obbiettività con la quale affrontare la questione. Il cinema, come le arti in generale, integra la storia e la arricchisce con la rappresentazione che però, dev’essere messa in discussione e osservata dal giusto punto di vista.

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