Venezia 69: È stato il figlio – recensione

CIPRÌ PRIMO ITALIANO IN CONCORSO CONVINCE E PIACE

GENERE: Drammatico

USCITA: 14 settembre 2012

L’italiano medio. Questo essere stereotipato che tanto ci infastidisce quando viene etichettato con le solite banalità all’estero e sul quale se a ironizzare è un connazionale ne ridiamo, riconoscendo nei personaggi figure della nostra quotidianità che ci divertono per il loro essere grotteschi e kitsch. Daniele Ciprì mette in scena un ironico dramma siciliano unendo tutti quegli elementi caratterizzanti degli italiani.

È stato il figlio è uno spaccato di vita di una famiglia siciliana degli anni 80. Il regista nel descrivere gli avvenimenti mostra un’Italia fatta di tavole imbandite sulla spiaggia, mafia, superstizione e quel modo di agire tipicamente nostrano di arrangiarsi nel momento di necessità. Ne descrive anche i desideri e speranze, ma soprattutto i sogni degli uomini; di scappare quando sono giovani, che le loro figlie non si sposino perché ne sono gelosi e un sogno grande da realizzare se nel caso si riesce a diventare ricchi, una macchina bella e costosa con la quale portare in giro la famiglia e dimostrare a tutti il proprio benessere economico.

Ciprì descrive con il suo film in modo teatrale e, grazie anche ad una splendida recitazione di Toni Servillo e di una bella colonna sonora, le debolezze e l’egoismo tipiche della nostra cultura. Lo fa nel modo che a noi riesce meglio a ironizzando sulle tragedie e risolvendo nel modo più razionale possibile una situazione che di razionale ha ben poco. 

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