Io e te: dal libro al film

CONFRONTO TRA L’OPERA LETTERARIA DI NICCOLÒ AMMANITI E QUELLA CINEMATOGRAFICA DI BERNARDO BERTOCLUCCI

Con il racconto Io e te Niccolò Ammaniti si è del tutto allontanato da quella gioventù cannibale di cui ha fatto parte agli inizi degli anni 90’. Diverso come stile e trama dagli altri suoi libri, il breve romanzo è da considerare un’opera a se stante dello scrittore romano o l’inizio di una nuova era della sua produzione letteraria sicuramente meno pulp e interessante della precedente.

Detto questo non è da sottovalutare la bellezza della sinossi del racconto che è comprensibile possa aver interessato un maestro del cinema quale è Bernardo Bertolucci.

Lorenzo è un adolescente che, secondo il suo psicologo ha un sé grandioso, ovvero pensa di essere speciale e ciò lo porta a un disturbo narcisistico che allontana gli altri. La realtà dei fatti, però, è diversa: Lorenzo è semplicemente un ragazzino molto intelligente che per evitare di essere preso in giro decide di vestire i panni dei suoi coetanei per non essere disturbato, per omologarsi e quindi diventare invisibile e vivere in pace, almeno fino a quando non racconta ai suoi genitori di essere stato invitato a Cortina da una sua compagna di classe. La bugia, però, gli sfugge dalle mani e così sarà costretto a passare un’intera settimana dentro una cantina dove lo raggiungerà la sua sorellastra Olivia una tossicodipendente, figlia di primo letto del padre, che proverà nel buio di quelle mura a disintossicarsi.

Vi sono molte differenze tra l’opera letteraria e quella cinematografica: nel libro la bugia di Lorenzo è molto più complessa, infatti lui inventa, come già detto, di essere stato invitato dai suoi amici a Cortina mentre nel lungometraggio rinuncia semplicemente ad andare a una gita scolastica in montagna; Olivia nel romanzo è figlia di primo letto del padre mentre nella pellicola è  solo frutto di un avventura dell’uomo con una venditrice di scarpe Catanese. E poi c’è il finale che è totalmente opposto nelle due versioni della storia.

I cambiamenti fatti in sede di sceneggiatura purtroppo non possono essere stati dettati da esigenze di tempo, data la brevità del racconto stesso, eppure rendono meno visibile l’introspezione dei personaggi che già nel romanzo è pressoché assente. Infatti in entrambe le opere non vi è analisi interiore dei protagonisti però la bugia di Lorenzo porta almeno una crescita nel suo personaggio che alla fine ammette che il motivo della menzogna sta nel suo desiderio di voler essere come gli altri, cosa che nella pellicola è assente. Per quanto riguarda Olivia, probabilmente, la decisione di cambiare la sua storia familiare è stata fatta proprio in virtù di volere come interprete della ragazza Tea Falco che con il suo forte accento siculo e la sua innata volgarità da quando compare diventa il perno del film. Diventa lei stessa il film.

Prima dell’entrata in scena dell’attrice la pellicola non pare neanche girata dal maestro Bertolucci che sembra iniziare a dirigere proprio nel momento in cui la camera segue quella figura scura e poco chiara che poi si scopre essere Olivia. Tutta la storia poi viene incentrata su di lei che nel libro compare solo dopo la prima metà. Ed è lei alla fine che cambia, che si evolve, che esce pulita dalla cantina e che lascia negli spettatori la speranza che abbia smesso di drogarsi.

Nella descrizione del libro Olivia è molto più delicata dell’attrice che l’ha interpretata ma sicuramente una ragazza magrissima con i capelli corti sarebbe stata meno d’impatto di quanto non lo sia il volto quasi fastidioso e satanico della Falco. La parte in cui lei sta male e si contorce dai dolori dell’astinenza è vera, rabbiosa e salva l’intero lungometraggio che esplode nella scena del ballo dove l’abbraccio commovente tra i sue fratelli diviene l’incontro di due solitudini che si

attaccano per diventare una, per salvarsi. Nel romanzo il sottofondo di questa scena è Montagne verdi ma nel film, per fortuna, è Ragazzo solo Ragazza sola traduzione italiana a cura di Mogol di Space Oddity , pezzo scritto nel 1969 da David Bowie.

Il finale del libro si ricongiunge con l’inizio e con la lettera che Olivia lascia a Lorenzo prima di scappare dalla cantina. Il ragazzo, 10 anni dopo, rivede la sorella, morta per non aver mantenuto la promessa di non drogarsi più, in un obitorio di Cividale del Friuli.

Nella pellicola i due escono insieme dal buio della cantina e sembrano essersi curati a vicenda.

Vi sono, specialmente nelle scene girate all’esterno, pecche di regia. Il giovanissimo Jacopo Olmi Antinori sembra forzare il personaggio e il montaggio, specialmente nell’immagine finale, non è dei migliori. Eppure del film rimane la forza interpretativa di Tea Falco e il momento liberatorio della danza resta una chicca cinematografica. Da Bernardo Bertolucci ci si aspettava di più ma comunque ha fatto un buon lavoro contando che del libro di Ammaniti al lettore non rimane niente.

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