Memento: recensione film

NOLAN CI FA “SMARRIRE” NEI LABIRINTI DELLA MENTE E DEL CINEMA

Sin dagli esordi Christopher Nolan ha dimostrato di essere un regista particolarmente capace e fuori dal panorama hollywoodiano. Lui fa ciò che molti registi non riescono nemmeno a concepire: dar spazio allo spettatore in modo attivo, che si trova a risolvere puzzle e complessi rebus nei suoi film, sia narrativi che di caratterizzazione dei personaggi. La mente umana è il tema fondamentale del suo cinema ed è diventato un interessante espediente narrativo che permette lo sviluppo di storie collegate all’inconscio, alla memoria, al sogno e alla linea sottile tra illusione e realtà. 

Memento è il secondo lungometraggio di Nolan ed è il primo film che introduce queste dinamiche e tematiche, che verranno riprese più volte nel corso dei anni seguenti a questo film (come The Prestige e Inception). Il regista gioca letteralmente con lo spettatore, che non ha il semplice compito di guardare, ma di aguzzare l’ingegno per poter mettere ordine a una storia che è costruita in maniera apparentemente caotica.

Memento ha come protagonista Leonard Shelby che in seguito a un incidente soffre di un disturbo della memoria breve. La conseguenza principale è che non ricorda nulla di ciò che gli accade di recente e ha bisogno di segnarsi fatti ed eventi, arrivando perfino a tatuarsi sulla propria pelle elementi fondamentali della sua vita e della sua missione: vendicarsi di un uomo che ha ucciso sua moglie. Il film non procede linearmente perché Christopher Nolan ha voluto elaborare l’intera trama sulla base del disturbo della memoria. L’apparente caos narrativo quindi riflette il caos della mente del protagonista.

Ciò che ha reso interessante Memento, meritandosi numerosi premi, è che gli elementi narrativi coinvolgono lo spettatore, il quale non è solo costretto a dover ordinare la sequenza cronologica degli avvenimenti ma è costretto a dover immedesimarsi nel disturbo del protagonista. Il coinvolgimento dello spettatore diventa un ulteriore caratteristica del film. Il film si può definire “interattivo” per questo motivo: l’interazione non è solo necessario per lo spettatore per comprendere gli avvenimenti, è parte integrante del film senza il quale non ha ragion di esistere.

Riccardo Rudi

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