Alessandro gassman: di padre in figlio

DUE UOMINI DIVERSI MA CON LA STESSA PASSIONE E TALENTO

Di padre in figlio: per poesia della sorte la carriera di Alessandro Gassman iniziò proprio con questo film accanto al padre, il rimpianto Vittorio. Da Allora l’attore non si è mai fermato proseguendo la sua istrionica carriera e interpretando una moltitudine di personaggi tra cinema e teatro in cui fu diretto anche da Pier Paolo Pasolini in Affabulazione.

L’ombra del padre, lui stesso ammette, è stata gigantesca tanto da farlo sentire inadeguato nonostante una fisicità potente. Un passato da ribelle che è stato bloccato dalla severità di quell’uomo immenso che lo obbligò a iscriversi alla Bottega teatrale di Firenze, Dove lui era direttore e poteva tenerlo d’occhio.

Deve molto della sua carriera Alessandro a quel Vittorio che porta il suo stesso cognome il cui sangue gli scorre nelle vene, con il quale il confronto è sembrato a lungo insormontabile. Gassman: era questo il motivo per cui lavorava  e questo il motivo per cui le critiche non tardarono ad arrivare. “Io ero un cane” ammette lo stesso attore, da poco regista dopo il successo di critiche avuto con Razzabastarda al Festival del cinema di Roma da poco conclusosi. Fu il padre a costringerlo a intraprendere quella carriera che, ad oggi, è stata in salita ma non priva di insuccessi e di critiche che, col tempo, sono diventate positive: “sono pronto per un cinepanettone come per il testo teatrale con Amnesty. Senza vederci nessuna contraddizione” ha dichiarato lui stesso.

Un rapporto quello tra Gassman padre e figlio forse irrisolto, di sicuro molto duro che forse ha qualcosa in comune con la prima opera del neo cineasta.

La severità di Vittorio Alessandro la porta ancora dentro come porta con sé i suoi insegnamenti: “papà era un uomo molto complesso che mi ha insegnato tanto. Ad esempio a non salire mai sul carro del vincitore e a non essere invidioso del successo degli altri. Certo, anch’io faccio i conti con il suo stesso senso di colpa, quello che poi gli provocava le depressioni che conosciamo. Il senso di colpa per poterti permettere le cose. Mi piacerebbe una volta nella vita comprarmi una bella auto, una Porsche o una Bentley, ma so che non lo farò mai” ha ricordato l’attore.

Forse più istrionico nelle interpretazioni di quanto lo fu il padre che alla sua età era ancora rinchiuso in ruoli atletici di seducenti villain che lo portarono al successo, Alessandro Gassman ha anche una vita privata molto più quieta di quella che ebbe Vittorio il quale si sposò ben quattro volte mettendo al mondo un figlio per matrimonio.

È un amore viscerale, comunque, quello che prova Gassman figlio per la figura paterna ambiziosa e severa che gli è mancata tanto fino a portarlo a una brutta depressione “dopo la morte di papà sono stato malissimo, con attacchi di panico che mi paralizzavano. Sono andato in analisi per tre anni”.

Vittorio Gassman sarebbe stato fiero di suo figlio, oggi. E come quando lo mandò in vacanza quasi senza soldi e al suo ritorno, dopo aver scoperto che Alessandro si era venduto a una donna più grande per mantenersi, direbbe: “bravo, sei stato bravo, hai visto che ce l’hai fatta?” senza ghigno ma con commozione. Il sangue non è acqua.

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