E la chiamano estate: in 40 sale con bollino rosso. ed È ancora polemica

ESCE IL FILM ITALIANO PIÙ PREMIATO E ATTACCATO DEL ROMA FILM FEST

È arrivato il momento della resa dei conti e, per quanto riguarda il cinema, tutto dipende dagli spettatori. I premi, innanzi agli incassi e quindi al favore del pubblico, valgono pressoché zero.

Domani verrà distribuito in 40 sale il film che negli ultimi giorni è stato oggetto di forti polemiche, sia durante la proiezione delle anteprime di pubblico e stampa, che hanno gridato in coro all’indignazione, sia per aver vinto ben due Marc’Aurelio d’Oro al Festival Internazionale del Film di Roma per miglior regia e migliore attrice protagonista. Non si è gridato allo scandalo, anche se questo traspare da giornali e televisioni o almeno non è scandaloso per l’amore che tratta o per i nudi che immortala nelle sue immagini: E la chiamano estate è una pellicola esteticamente scandalosa.

Pare che anche la vedova di Bruno Martino si sia risentita del fatto che il titolo della canzone più famosa di suo marito sia stata usata come titolo per un film pornografico: “nessuna notifica di ricorso è arrivata alla produzione. La vedova Martino è male informata: abbiamo da tempo pagato i diritti di sfruttamento. Che poi definisca ‘E la chiamano estate’ un film pornografico, basandosi sugli articoli denigratori che sono usciti durante il festival di Roma, senza averlo visto, è diffamatorio”.

Difende a spada tratta la sua prima distribuzione l’ex moglie di Luciano Pavarotti che ha usato il nome del famoso tenore anche nella sua casa di produzione: “(il film) è andato a toccare corde che non vogliamo vedere, il lato oscuro della vita in un’epoca standardizzata e omologata” continua la neo produttrice dimenticandosi che altri lungometraggi che hanno toccato corde che non vogliamo vedere, Shame su tutti, sono stati amati dalla critica e dal pubblico perché di altissimo valore artistico.

Definire pornografica una pellicola come E la chiamano estate, riferendosi al senso stretto del termine ovvero “rappresentazione di soggetti osceni per mezzo di discorsi, scritti, disegni, fotografie e spettacoli” non è diffamatorio, ma reale.  

Ma da domani le polemiche staranno a zero e sarà il pubblico delle sale, col suo insindacabile giudizio, a decidere se promuovere o bocciare il lungometraggio e non è detto che tutto il polverone alzatosi intorno al film possa fruttare un buon bacino di spettatori e quindi di successo. Perlomeno al botteghino.

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