Grandi speranze: recensione film

L’ADATTAMENTO FIRMATO MIKE NEWELL RISULTA TROPPO FRETTOLOSO E SUPERFICIALE

La trasposizione dal libro al film è un processo delicato e per niente semplice. Specie se il libro in questione è uno dei classici della letteratura inglese, uno dei romanzi di formazione per eccellenza, il Grandi Speranze di Dickens. Soprattutto se l’autore era famoso per la serialità dei suoi scritti, che comparivano a puntate sui giornali. 

Per questo è comprensibile scusare Mike Newell e il suo nuovo film, anche se non completamente. 

Il punto debole della sua ultima fatica è sicuramente la sceneggiatura, e il colpevole è David Nicholls, che già aveva commesso non pochi danni con il suo One Day. Lo sceneggiatore si è limitato a raccontare le vicende di Pip, orfano fortunato dalle grandi aspirazioni che si ritrova all’improvviso ricco e libero di dare sfogo ai suoi desideri, e visto la quantità di intrecci e sorprese presenti neanche troppo bene, con un finale in cui è evidente anche per chi non abbia letto il libro che molto è stato saltato e il restante compresso a forza per rimanere nel tempo richiesto. 

La conseguenza negativa di una scelta del genere è lo spessore bidimensionale dei personaggi, che non vengono analizzati come dovrebbero e perdono di interesse. Così Pip, interpretato da un discreto Jeremy Irvine, è solo un giovane pieno di boria di cui non si approfondiscono le lotte interiori, la sua amata Estella, la Holliday Grainger  dei Borgia, una ragazza confusa non si sa neanche da cosa e non la glaciale donna descritta nel libro e anche Ralph Finnes e Helena Bohaman Carter fanno parecchia fatica a rendere omaggio ai loro personaggi, relagati come sono al ruolo di macchiette. 

Tutto è solo accennato, velocemente, senza dare troppe spiegazioni, contando forse sulla conoscenza degli spettatori, ma neanche per storie così famose si dovrebbe dare tutto per scontato. 

Il film tuttavia regge, grazie alla storia che rimane sempre scritta da uno dei migliori scrittori dell’epoca, e se si riesce a chiudere un occhio sui tanti difetti ci si può anche lasciare emozionare dalla struggente storia d’amore e dai pochi guizzi creativi del film, come la fotografia della caotica Londra di un tempo. Non molto, soprattutto se l’idea era quella di celebrare il duecentesimo anniversario dalla nascita dello scrittore. 

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