Roma film fest – mai morire: recensione film

Genere: Drammatico

Data di uscita: n.d.

UNA STORIA UNIVERSALE CHE RACCONTA COME ACCETTARE L’INEVITABILE: LA MORTE

Il regista messica Enrique Rivero nel suo film Mai Morire, in concorso al Festil Internazionale del Film di Roma 2012, porta sul grande schermo uno dei temi tabù dell’uomo: la morte. Attraverso la storia di Chayo, una donna messicana, il regista cerca di esorcizzare questo salto nel vuoto che ognuno dovrà compiere prima o poi giunto alla fine della sua vita e tenta di spiegare allo spettatore, attraverso una storia ricca di simboli e allegorie, come si tratti solo di un passo verso un nuovo modo di vedere le cose. Del resto l’intenzione è chiara fin dal titolo: Mai Morire, ma mai morire è inevitabile!

Esemplare però il modo in cui il regista decide di raccontare questa sua storia. Infatti non è Chayo che sta per morie bensì sua nonna, una centenaria, che la donna deve accudire negli ultimi mesi della sua vita e a cui sta organizzando la festa del centesimo compleanno. Chayo, ritornando al suo paese natale, dopo aver vissuto anni in città, cerca quindi di tenere sua nonna attaccata alla vita, nonostante il rifiuto di quest’ultimo a proseguire questo viaggio. Circondata da amore e da una bellezza sublime, Chayo, nonostante gli sforzi, si troverà a rinunciare a ciò che la circonda, anche a quello che pensava essere irrunciabile, ovvero lamore nei confronti dei suoi figli.Chayo impara che la morte prima o poi subentra e che è una parte logica della vita e, solo nel momento in cui capirà che non potrà sottrarsene, troverà la sua pace, la sua liberazione.

Se il tema principe è la morte, Enrique Rivero in Mai Morire racconta anche il senso di solitudine, di alienazionne, la sottomissione alle regole universali che regolano il nostro universo e che è meglio scogliere in tempo in legami terreni, per non avere alcun rimpianto. Tramite il sogno (o meglio l’incubo), in un gioco di luci e ombre tra la realtà grigia e l’immaginazione sempre illuminata da una potente luce solare (o divina!), la pellicola procede lentamente nella narrazione, in uina storia in cui praticamente non accade assolutamente nulla. Siamo di fronte ad un lavoro di difficile digeribilità se non per i palati più raffinati o per chi ama i film che parlano solo e soltano all’anima.

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