Lo hobbit: la tiepida accoglienza della stampa americana

FINITO L’EMBARGO LE RECENSIONI SU “LO HOBBIT-UN VIAGGIO INASPETTATO” NON SONO ENTUSIASTICHE

Si è chiuso oggi l’obbligo d’embrago sulle recensioni de Lo hobbit- Un viaggio inaspettato, kolossal presentato in Nuova Zelanda lo scorso 28 novembe in anteprima mondiale che vede ancora una volta Peter Jackson alla regia di un film ispirato all’opera di Tolkien.

A parte alcune eccezioni come quelle del critico Rodrigo Perez su The Playlist che definisce il film “Epico, grandioso ed emozionante: uno dei più divertenti e affascinanti eventi dell’anno” e la stroncatura di James Rocchi su Boxoffice Magazine che ha scritto senza mezzi termini “Molto meglio restarsene a casa” ciò che prevale dalle voci della critica è un atteggiamento tiepido nei confronti di una pellicola che sicuramente attendeva reazioni molto più entusiastiche.

Le due più autorevoli voci della critica USA – The Hollywood Reporter e Variety – esprimono non poche riserve sull’operazione e, se non la stroncano del tutto, a stento gli assegnano la sufficienza. Ecco cosa scrive Todd McCarthy su THR: “Una delizia per puristi, un piatto che rimpinzerà i milioni di fan intransigenti della precedente trilogia del Signore degli Anelli. In termini puramente cinematografici tuttavia, è anche una faticaccia, esageratamente ricca di descrizioni ma povera di forti accelerazioni. Non mancano momenti spettacolari come nella saga precedente ma il film, specie nella prima parte, è soprattutto piatto e noioso.”

Ancora meno compiacente, se è possibile, l’opinione di Peter Debruge su Variety: “Jackson e il suo team sembrano obbligati ad arricchire il mondo della loro precedente trilogia con scene che sarebbe stato meglio destinare a un’edizione speciale del dvd (oppure omettere del tutto), ma che non giustificano del tutto una seconda saga”.

Sembra di intuire dalle parole dei giornalisti di settore che le quasi tre ore di Lo hobbit non siano tutte da salvare o idolatrare, anzi.
E anche le opinioni più specifiche riguardanti lo High Frame Rate 3D, il nuovo protocollo tecnico approntato da Peter Jackson, che ha voluto filmare Lo Hobbit non solo in versione tridimensionale ma anche 48 fotogrammi al secondo, il doppio dello standard sono controverse: “Parlando del 3D, la tecnica incrementa il dinamismo della mobilissima macchina da presa di Andrew Lesnie, che una volta di più passa dal più stretto dei dettagli alla più ampia panoramica (…) ma il 3D complica anche i trucchi prospettici utilizzati da Jackson nei film precedenti, creando strani effetti di disturbo, specialmente nell’affollatissima scena della Bag End, dove Gandalf si erge in maniera poco convincente su personaggi alti la metà.

Ancora più sconcertante è l’introduzione dei 48 fotogrammi al secondo, che risolve sì il problema dello sfarfallio della pellicola ogni volta che la macchina da presa fa una panoramica o un movimento orizzontale che attraversa tutta l’inquadratura, ma al prezzo di rendere ogni elemento in scena enfatico e artificiale, svelando così la falsità palese del set e dei costumi.

Inoltre, le sezioni ben illuminate dell’inquadratura si estendono anche ai bordi, dando l’impressione di guardare un film a casa di ottima qualità”. Si legge e da questa opinione non è lontano Todd McCarthy che scrive: “Il risultato è interessante e sarà a lungo dibattuto, ma un primo paragone tra i due formati (48 contro 24 fotogrammi al secondo, ndr) pesa sull’esperimento.

Nella copia mostrata alla Warner Bros., denominata High Frame Rate 3D, l’artificio tecnico funziona alla perfezione nelle scene più spettacolari, mentre sembra un video televisivo eccessivamente sgargiante nelle scene in interni, come quelle nella casa di Bilbo, dove paradossalmente il film ha qualcosa di vagamente teatrale. Un effetto che la versione 24 fotogrammi al secondo attenua regalando una tessitura visiva più morbida e notevolmente più accurata.”


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