Richard gere parla del suo ultimo film “la frode – arbitrage”

IL DIVO 63ENNE PRESENTA ALLA STAMPA LA SUA NUOVA PELLICOLA, DIRETTA DALL’ESORDIENTE NICHOLAS JARECKI

C’è un gran trambusto in sala stampa tra i giornalisti accorsi in massa per la conferenza del film La frode – Arbitrage di Nicholas Jarecki: ancora non si è capito se sarà possibile scrivere il resoconto dell’incontro una settimana prima dell’uscita del film, prevista per il 14 marzo, oppure no. Volano gli insulti, le urla, quando a un certo punto, silenzioso e sorridente, appare Richard Gere su un lato della stanza. Le grida di rabbia si bloccano immediatamente, lasciano lo spazio a un caloroso applauso: il film, a quanto pare, è stato accolto abbastanza bene dalla critica. Un chiacchiericcio persistente accompagna l’intera conferenza, ma l’ex ‘ufficiale e gentiluomo’ non sembra badarci troppo, anzi sembra quasi rasserenato dal clima caotico. “Vengo da Amsterdam, dove ho fatto la promozione del film: gli abitanti lì sono fin troppo timidi e gentili. E invece è bello arrivare a Roma dove  le persone sono piuttosto pazze e c’è sempre un’aria di casino pronta a esplodere”.

Riguardo il ruolo del film così diverso da altri più leggeri a cui l’attore di Pretty Woman ci ha abituati Gere scherza (?) dicendoci che durante il processo di scoperta del personaggio si ripetesse allo specchio: come lo farei in Italia? Trattasi infatti di un affascinante uomo sulla sessantina, vestito bene, con una splendida famiglia e con l’amante. “Tutto quello che dovevo fare era pensare all’italiana”. L’attore è inoltre sorpreso che Jarecki per la sua sceneggiatura non sia riuscito ad avere premi come meritava, visto che il giovane autore è al suo primo lavoro sia per quanto riguarda la scrittura che per la regia.

Jarecki riesce a trattare solidamente la storia di un uomo ambiguo che non esita a nascondere l’incidente che ha portato alla morte dell’amante pur di mandare avanti il suo business. Per l’attore era dunque importante trovare gli aspetti umani di quella sciagura: il suo personaggio, Robert Miller, non è uno psicopatico. “Trattasi infatti di un uomo che ha fatto degli errori, dei tragici compromessi, in cui tuttavia tutti ci possiamo ritrovare. In fondo stiamo guardando noi stessi in questa pellicola

Uno dei momenti più eclatanti del film su cui Gere mette l’accento è quando Miller discute al parco con la figlia (interpretata da una strepitosa Brit Marling) e questa scioccata da ciò che il padre ha fatto nel mezzo di un’importante transazione finanziaria gli urla “Ma come potevi fare una cosa del genere e non dirmela!? Eravamo soci!” e lui risponde “No, tu lavori per me”. “Anche questo è al centro del film: l’alienazione derivata dal fatto che uno si illude di avere tutto e tutti a propria disposizione, dimenticandosi talvolta l’elemento umano che ci circonda. Questo è il problema che spesso porta alla degenerazione: il fatto che si pensa di essere re dell’universo, non solo il proprio, ma anche quello degli altri”. La scena in questione è stata improvvisata, ma per il resto gli attori ‘veneravano’ il testo scritto di Jarecki.

Ciò su cui si concentra il film è la mancanza di lealtà tra i cosiddetti ‘squali’ della finanza, così ben rappresentati nella pellicola in questione. “La lealtà la si puo’ raggiungere, soltanto quando si arriva in uno speciale Club da cui poi non ne esci più. Anch’io mi sento parte di un Club, visto che continuo a lavorare a Hollywood, ma ovviamente la cosa è diversa. Quando in altri settori arrivi a un certo livello, nessuno ti puo’ toccare, perché ormai sei intoccabile: e se ci pensate bene è quello che sta succedendo in Italia”.

Riguardo la sceneggiatura giungono spontanei dei collegamenti con dei personaggi dell’attualità come Ted KennedyVi ricordate quando lui fuggì a nuoto, mentre la ragazza annegava a pochi metri dal suo yacht? Qualche giorno dopo Kennedy si presentò alla stampa, inventandosi le scuse più assurde. Capita spesso dunque che buone persone facciano cose cattive in un batter d’occhio pur di difendere il proprio ‘status’ e la propria immagine”.

 Parlando della messinscena del film Gere ci dice: “Jarecki dimostra una maestria nel mischiare vari generi, dal noir al dramma familiare, in maniera intelligente e brillante: vi è inoltre la costante presenza della mancanza di tempo che spinge gli eroi a risolvere i loro problemi in poco tempo, arrivando a conclusioni affrettate, non sempre giuste.

Crea poi scandalo tra alcuni giornalisti la reazione di Gere alla domanda sulle dimissioni del Papa. L’attore, come è noto, è buddista, rispetta le altre religioni, ma non ha alcuna connessione con eventi del genere legati alla religione cattolica.

Asserragliato dai fotografi, Richard Gere si alza: la conferenza è finita. Sembra felice, col suo classico sorriso che fece impazzire per ben due volte Julia Roberts. Ma ciò che più impressiona è che l’attore statunitense a 63 abbia ancora uno charme e una classe da  James Bond di un altro tempo. E soprattutto va’ ricordato che Gere con il suo ultimo suo film La frode – Arbitrage ha dimostrato di sapersela benissimo cavare in un ruolo ambiguo, viscido, riuscendo ancora a catturare l’attenzione dello spettatore.

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