Mes sÉances de luttes: missing in italy

JACQUES DOILLON E LA SUA PERSONALE REINTERPRETAZIONE DEL CORTEGGIAMENTO ROMANTICO

Quante volte abbiamo visto nei film romantici come il corpo non venga preso in minima considerazione da registi e sceneggiatori? Sia che si tratti di grandi produzioni che di piccoli film indipendenti -soprattutto statunitensi- sembra che in una storia d’amore ci siano solo parole romantiche e baci innocenti, quando la parte più importante sembra mancare. E non mi riferisco unicamente al sesso, solo accennato, ma all’importanza di due corpi che dapprima si sfiorano, si scontrano, per poi abbandonarsi alla pazza gioia: è proprio di questo che vuole parlare Jacques Doillon nel suo Mes séances de lutte, una parabola su un corteggiamento alquanto insolito.

Fin dall’inizio i due protagonisti, una ragazza poco più che ventenne alla quale è appena morto il padre e un uomo sui quaranta che lavora tranquillo fino a che la prima non arrivi a rovinargli la giornata, si incontrano riversandosi l’un l’altro le tensioni che provano nei confronti della vita, arrivando a lottare, tirandosi calci, pugni e quant’altro, finché questa tensione non sfocerà in qualcos’altro…

Non appare un goccio di sangue, o quasi, eppure tensione per tutta la prima parte è altissima, perché non si è mai visti lottare due persone di sesso opposto in maniera così corporale e così realista. Doillon decide di dare grande respiro a questi incontri così intensi, girando con macchina a mano e con lunghi pianosequenza, prendendo in tal modo distanza da scelte di montaggio veloci e artefatte, che avrebbero probabilmente tolto pathos alle scene. I due personaggi si trovano come in un rito primordiale a scatenare le proprie impulsioni primitive, in una sessione terapeutica che parte dal dolore e si conclude con la gioia del sesso: a dar loro anima e corpo troviamo due attori bravissimi e diversissimi per formazione. Uno è James Thiérrée, nipote di Charlie Chaplin e mito del circo francese, l’altra è Sara Forestier, conosciuta in patria per aver interpretato pellicole di successo come Le nom des gens e Gainsbourg, lontana per fisicità dal classico sex-symbol che uno si aspetterebbe, ma con fascino da vendere.

A quanto pare i due, che occupano insieme gran parte della pellicola, si sono ritrovati a provare prima delle riprese per coordinarsi sulle difficili coreografie del film e il risultato è da applausi in un perfetto equilibrio tra teatro, body-art (la scena di sesso nel fango anche se fa riferimento a Kippur di Gitai, è bellissima) e cinema, un connubio che sul grande schermo non si vede spesso.

In poche parole chi ha voglia di vedere un conflitto-incontro di quelli che riescono a marcare a fondo sulla propria pelle dovrebbe veramente trovare un modo per vedere Mes séances de lutte, passato per altro all’ultimo festival di Berlino. Anche in questo caso purtroppo di un’uscita nel territorio italiano manco a parlarne, meglio i migliaia di polpettoni romantici che ripetono sempre la stessa storia…

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