Slow food story: recensione film

STEFANO SARDO RACCONTA NEL SUO DOCUMENTARIO LA RIVOLUZIONE DEL DIRITTO AL PIACERE

GENERE: documentario

DATA DI USCITA: 30 maggio

Le rivoluzioni lente sono quelle che, con l’andare avanti del tempo, riescono a insinuarsi tra le persone. Le rivoluzioni lente sono quelle vincenti.

Nel suo piccolo questo ce lo insegna anche Carlo Petrini, detto Carlìn, colui che ha inventato  Slow Food e  Terra Madre e che, nel 1986, ha fondato l’associazione gastronomica ArciGola e che tre anni dopo ha lanciato a Parigi lo Slow Food, un movimento internazionale che nasce come Resistenza al fast food.

Senza mai lasciare Bra, la sua cittadina di 27mila abitanti, Petrini ha dato vita a una realtà che oggi è presente in 150 paesi, tutti sotto la bandiera di un cibo buono, pulito e giusto: una rivoluzione lenta, appunto, che dura da 25 anni e che non vuole fermarsi.

Ed è proprio di questo che tratta il docu-film Slow food story di Stefano Sardo: della storia di un leader carismatico, quasi politico, che è riuscito a creare una filosofia conservatoristica del cibo e a renderla business.

E in effetti c’è molto di politico nel modo in cui Petrini propaganda l’importanza della tradizione unendo l’importanza della terra, e di coloro che la lavorano, al culto della nazione che rifiuta l’integrazione.

Una coesione, insomma, dei più forti principi di estrema sinistra e destra che si uniscono nel nome della tradizione, non solo culinaria.

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