Young europe: recensione film

UNO SGUARDO DISARMANTE E RELISTICO SUL MONDO CHE CI CIRCONDA

Tre storie diverse un solo, tragico, destino.

Il numero delle persone che perdono la vita in incidenti stradali come vittime e come carnefici di loro stessi è elevatissimo, un vero e proprio bollettino guerra. Ed è per cercare di sensibilizzare i giovani, e non solo, su questo argomento Matteo Vicino (Outing fidanzati per sbaglio) dal suo omonimo romanzo ha dato vita a Young Europe un film potente ed efficace che fa parte del progetto Icaro, una campagna di sicurezza stradale che ha coinvolto 14 paesi dell’Unione Europea.

Ma Young Europe non è solo un lungometraggio che vuole aiutare a comprendere quanto sia facile morire, per distrazione o noncuranza, è anche, e soprattutto, un film efficace, una punta di diamante diretta magistralmente da un regista di rara forza tanto che fa rabbia che un lavoro del genere non abbia trovato la giusta distribuzione.

Un montaggio serrato, una fotografia lucidissima e dei dialoghi asciutti, sempre funzionali e plausibili raccontano tre vite: quella di Josephine, ricca parigina lasciata sola dalla sua famiglia; quella di Julian, giovane irlandese irretito da una lettrice di spagnolo; e quelle di Federico e Annalisa, due adolescenti italiani vittime di un adulto privo di morale.

Tre incipit e tre realtà diverse che palesano allo spettatore la cattiveria di questo mondo e l’inadeguatezza degli adulti che non sono più in grado di essere guida e, se lo sono, accompagnano all’inferno.

Non vi è redenzione nella pellicola di Vicino solo un tragico finale e, forse per una delle prime volte in ambito cinematografico, viene palesato il fatto che una gioventù bruciata non è altro che il frutto di adulti disattenti e amorali.

Se l’esempio è sbagliato come si fa a diventare giusti?

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