Multiplex: recensione film

CALVAGNA PUNTA – SENZA SUCCESSO – SU UN FILM DI GENERE

locandina multiplexGENERE: thriller/horror

DATA DI USCITA: 27 Giugno 2013

VOTO: 2,5 su 5

Per definizione, un thriller è un film pieno di verve, colpi di scena ed elementi psicologici che vengono portati allo stremo per approfondirne il significato. Sempre per definizione, un horror è un genere che si caratterizza per la paura del racconto, scene terrificanti, il gusto orrorifico della violenza. Multiplex, ultimo film di Stefano Calvagna che si inserisce tra questi due generi cinematografici, non ha nessuno di questi elementi.

Lui, famoso nel panorama del cinema indipendente per portare alla realizzazione film dal carattere forte e sociale, si destreggia in una sfida lanciatagli dal gruppo Uci Cinemas, che nasce su un buono spunto – una storia vera raccontatagli da un’amica – ma si perde poi nella sceneggiatura e nella messa in scena. Il grande problema del copione però non è la banalità della storia, perché di per se modi per innovarla ne aveva, ma la fragilità della rappresentazione.

Niccolò è un giovane ragazzo che sta uscendo da un periodo di depressione, e che decide di andare al cinema insieme alla sua amica Viola e ad altri quattro amici. Prima dell’inizio dello spettacolo, incontrano lo strano guardiano del multiplex nel quale si trovano. Incuriositi dal personaggio, e memori di una brutta storia avvenuta in un quel posto, i ragazzi decidono di rimanere in sala e di essere chiusi dentro al cinema. Una notte di paura è quella che sembra attenderli, ma in fin dei conti di pauroso c’è poco e niente.

Dovendo portare alla luce il film in circa due settimane, con un budget molto low e poche ore di riprese dentro gli spazi dell’Uci Cinemas Parco Leonardo, forse la difficoltà è stato in questo. La fretta, si sa, non porta mai niente di buono. Ma anche la scelta di affidarsi ad un cast quasi totalmente esordiente, almeno per il grande schermo, certo non ha aiutato. Invece che coinvolgere nell’angoscia della situazione pericolosa, a tratti le sequenze suscitano la smorfia dello spettatore che fatica a credere che stia guardando un horror. 

Siamo lontanissimi insomma, dalle buone prove alla regia di Arresti domiciliari, L’uomo spezzato, E guardo il mondo da un oblò, Il Lupo, Cronaca di un amore assurdo.

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