World War Z: recensione film

OTTIMO LAVORO PER MARC FORSTER ALLE PRESE CON LA MINACCIA ZOMBIE

GENERE: apocalittico

DATA DI USCITA: 27 giugno 2013

VOTO: 3,5 su 5

WORLD WAR ZPronti… allacciate le cinture… si parte. E a tutto gas. Perché nella visione di World War Z,  trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Max Brooks, c’è davvero poco tempo per pensare e molto invece per gustare la egregia visione del disaster movie secondo Marc ForsterIl regista svizzero, alle prese con un blockbuster ambizioso, si dimostra autore pregevolissimo e gran condottiero di un cast che vede primeggiare per bravura (e bellezza visti i 50 anni dietro l’angolo) un Brad Pitt ormai consacrato nel gotha dei più grandi.

La minaccia della scomparsa del genere umano, questa volta a causa di un virus che trasforma ogni uomo affetto in uno zombie (da qui la Z del titolo) assetato di altra carne, non è infatti il più originale dei temi da trattare in ambito hollywoodiano. Infinita è in tal senso la filmografia di genere e tanti i predecessori illustri.

Questa pellicola ha però il merito di non sfigurare, ma anzi di accattivare l’attenzione del pubblico grazie al ritmo frenetico della narrazione, che ci proietta inevitabilmente in uno stato di empatia nel vivere con i protagonisti il dramma e le paure che covano all’interno di ogni essere vivente minacciato per la propria sopravvivenza, la propria salvezza.

Gerry Lane (Brad Pitt), è un ex funzionario delle Nazioni Unite, che allo scoppiare dell’epidemia e nello stato di massima allerta mondiale, viene richiamato in missione e costretto ad un corsa  contro il tempo nei cinque continenti per risalire alla genesi di questo virus mortale. Il suo compito: cercare una cura, un antidoto. Le sorti dell’umanità e quelle della sua famiglia sono nelle sue mani, nella più classica delle visioni dell’eroe solitario che parte e non sa se ne farà ritorno. 

Dramma (familiare e personale) ed azione, si mescolano alla perfezione e pur se il lieto fine è dietro l’angolo il pathos e la tensione rimangono altissimi fino all’epilogo. Brad Pitt si dimostra, come spesso gli accade da qualche anno a questa parte, magistrale  nel tenere quasi da solo lo schermo per quasi due ore del film, offrendo una interpretazione profonda e convincente.

L’umanità ancora una volta è salva…

 

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Onnivoro cinematografico e televisivo, imdb come vangelo e la regia come alta aspirazione.
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