L’intrepido: recensione film

locandina_l'intrepidoANTONIO ALBENESE NEL RUOLO DI UN “RIMPIAZZO” PERSONAGGIO SIMBOLO DELL’ITALIA DI OGGI

GENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 5 settembre

VOTO: 3,5 su 5

È nel momento in cui ci sono troppe persone che la mattina si svegliano e vanno a lavorare, non per il privilegio di svolgere un’attività che amano, né per vivere o sopravvivere ma solo perché hanno bisogno di un motivo per farsi la barba, per alzarsi dal letto tutti i giorni, che un paese è gravemente malato, come il nostro.

Ed è in questa Italia affetta dal gravissimo morbo della disoccupazione che Gianni Amelio ambienta L’intrepido mettendo nel volto e nelle azioni di Antonio (Antonio Albanese) tutta la dignitosa disperazione di chi, senza alcun compenso, come se fosse normale lavorare per non averne ma per guadagnare solo qualcosa da fare nella speranza, e nella menzogna, che il denaro arrivi prima o poi e che il tempo non sia vuoto per riempirsi di pensieri che devastano la speranza.

Antonio nella vita fa il rimpiazzo ovvero prende il posto di qualsiasi persona che, per un motivo o per l’altro, non è in grado di andare sul suo posto di lavoro, non importa quale sia il mestiere che propone l’anziano padrone di una palestra che prende una percentuale sui soldi che Antonio guadagna, le rare volte che glieli da.

Il protagonista del lungometraggio di Amelio è un romantico perdente, un uomo che ha fallito nella vita, con la moglie, la quale a lui ha preferito un losco imprenditore, e con un figlio che spesso gi fa da padre, che gli compra i calzini. Antonio però è anche un uomo che nonostante tutto non si arrende, che non si da il tempo di arrendersi riempiendo i suoi giorni di mestieri che durano fino a tarda notte per poi tornare a casa e studiare per affrontare un concorso in cui vinceranno quelli che non hanno neanche bisogno di presentarsi per superarlo. Antonio è un uomo buono che quando riconosce i suoi simili non si astiene dal dar loro una mano. Antonio è ingenuo, Antonio spera ancora.

È buio il paese che il cineasta calabrese descrive, come la fotografia che usa, desolante come le immagini dei cantieri della Milano che riprende e che il suo protagonista attraversa per andare da una sostituzione all’altra. È un paese dove c’è un motivo che va oltre il guadagno per lavorare: il motivo è farsi trovare pronti nel momento in cui, un giorno, il lavoro ci sarà. È questa la frase sentenza, emblematica dell’intero lungometraggio, una frase che infastidisce, un riflesso di ciò che l’Italia è diventata, tra chi ne soffre e chi ne approfitta.

Il film di Amelio, che vanta una prestazione eccellente di Antonio Albanese, è un ritratto in poesia dei nostri tempi. Pasolini un giorno scrissepuò un uomo collocarsi fuori dalla propria storia? No, non può e Amelio alla storia che stiamo vivendo ci ha inchiodati con maestria e sensibilità. Anche se guardarsi allo specchio struccati può spaventare nel riflesso di fronte c’è l’unica cosa dalla quale si può ripartire dopo averci fatto pace: la realtà.

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