Mood Indigo – La schiuma dei giorni: Recensione Film

UNA STORIA POETICA E DIVERTENTE, UN FILM VISIONARIO E CREATIVO

mood indigo la schiuma dei giorni locandina filmGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 12 settembre 2013

DURATA: 125

VOTO: 4 su 5

C’era una volta un mondo fantastico, un mondo che prima non avevamo mai conosciuto. Un mondo del quale siamo venuti a conoscenza grazie al genio creativo di Boris Vain che lo ha messo nero su bianco, diventando uno dei romanzi cult della letteratura francese. Quella storia arriva oggi nelle sale, non per la prima volta, ma sicuramente la più riuscita. Mood Indigo – La schiuma dei giorni, straordinariamente diretto dal sognatore Michel Gondry (Se mi lasci ti cancello, L’arte del sogno), conquisterà per la storia e la sua originalità, anche i più guardinghi.

Quella tra Colin (Romain Duris) e Chloè (Audrey Tatou) è davvero “la più dolce e straordinaria di tutte le storie d’amore“. Dalla prima volta che si sono incontrati ad una festa, non potranno più stare l’uno lontano dall’altra. La prima parte del film è infatti caratterizzata da un climax di dolcezza ed emozioni che fanno bene al cuore anche di chi guarda, nella quale la storia d’amore è arricchita di aneddoti visivi e creazioni d’oggetti geniali che divertono ed entusiasmano. Non si può non rimanere ammaliati dal pianoforte che a seconda della musica che suoni ti prepara un cocktail, o dal topolino amico fedele dell’uomo, o dal cartellone illuminato che ti dice quando è pronto a tavola, o dall’uomo-cuoco che ti aiuta in cucina tramite la tv, il frigorifero ed il forno. Una serie articoli esorbitanti che lasciano senza parole per l’inventiva e allo stesso tempo regalano la risata per la singolarità.

Ma l’incredibile favola d’amore che vivono i due, evidentemente fatti per passare una vita insieme, verrà interrotta dalla tragica malattia che colpirà Chloè, dovuta ad una ninfea che le cresce nel polmone e non le permette di respirare e vivere. Quale modo più soave per indagare il male e il dolore che possa provocare il tumore? A questo punto della vicenda, l’alone aureo e incantevole che la narrazione dei fatti aveva viene stroncato bruscamente. La scenografia cambia diventando più cupa, vengono messe in mostra invenzioni pericolose e violente, i colori sbiadiscono tanto da assumere un tono gotico e spettrale proprio nel finale della fiaba.

Su questo elemento Gondry basa l’empatia con i personaggi, proprio sugli effetti scenici che fanno da sfondo ma che sono in questo caso parte integrante della storia. Perché se già ci si sente poco affezionati a loro a causa delle mille bizzarre distrazioni oggettistiche, anche i personaggi secondari che ruotano intorno alla vita dei due sposini, sviano l’attenzione dal fulcro centrale. Le notevoli interpretazioni di Omar Shy e Gad Elmaleh, risultano comunque avere troppa importanza rispetto alla bellezza di un amore tra due anime gemelle.

Forse questa è l’unica critica che rivolgiamo al regista, anche se secondo chi scrive l’intenzione del francese è premeditata proprio per far godere gli elementi che compongono, girano in torno e distinguono questa storia d’amore, dalle molte altre trame cinematografiche spesso simili tra loro. Ecco allora che la domanda fondamentale diventa: vogliamo davvero criticare un film così suggestivo, surreale e immaginario, per averlo privato di un contesto specifico e lasciato in balia di ingredienti ridondanti?

La nostra risposta è “assolutamente no“, lasciatevi trasportare da due ore di pura follia creativa!

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