Oh boy un caffè a Berlino: recensione film

UN GIORNO DA NIKO, EMBLEMA DI UNA GENERAZIONE CHE SCORRE

oh-boy-un-caffe-a-berlino-poster-italianoGENERE: commedia

DATA DI USCITA: 24 ottobre

DURATA: 83′

VOTO: 3,5 su 5

Rare volte un regista riesce a far sì che il luogo in cui si svolgono le azioni del suo lavoro diventi reale co-protagonista di un film. Woody Allen ci è riuscito spesso con la sua New York e ora toccato a Jan Ole Gerster con la sua opera prima Oh boy un caffè a Berlino dove accanto a Niko spicca la bellezza e la recitazione silente della capitale europea in questo lungometraggio spoglia e grigia come l’intera fotografia della pellicola.

L’arco temporale in cui l’azione si svolge  è di 24 ore. Il protagonista, interpretato da un bravissimo Tom Schilling, si alza per affrontare una giornata piena di appuntamenti, una giornata che dovrebbe essere come tante. Il suo unico desiderio è quello di prendere un caffè ma tra lui e il suo semplice bisogno si mettono in mezzo una serie di particolari incontri con psicologi frustrati, pseudo anoressiche dai complessi irrisolti, attoruncoli, teppistelli, cameriere loquaci o nient’affatto loquaci, ex-nazisti dediti all’alcol che danno vita a siparietti leggeri, e non per questo superficiali, ma esilaranti.

Oh boy è metafora della vita che scorre, nostro malgrado, e va dove vuole – dove mai avremmo pensato che potesse andare – rubando il tempo. Il giovane Niko è emblema di quella generazione che si affaccia alla vita adulta incapace di prendere le proprie decisioni.

Niko è il perdente per antonomasia: ha lasciato l’università senza dire nulla ai genitori per molto tempo, la sua ragazza l’ha mollato e l’unico suo amico è un essere stupido. Non c’è più niente di quel giovane uomo che dava l’idea di sapere esattamente cosa voleva eppure lui va avanti, quasi privo di emozioni, nel flusso. Tanto ci sarà sempre un altro appuntamento.

Per tutto il tempo del film non traspaiono emozioni di sconfitta, ma solo ironia, seppur a volte cinica. Solo verso il finale un’amarezza di fondo prende piede ed è su questo sentimento, che poi è quello che rimane negli occhi dello spettatore che, con la stessa eleganza con cui si è aperto ed è andato avanti, il film…

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